(Aki) - Erano pronti a combattere i soldati dell'esercito iracheno, gli stessi che si sono ritirati permettendo un'avanzata indolore dei jihadisti dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isil) nel nord dell'Iraq. Lo dichiarano loro stessi dall'antica fortezza di al-Ukhaidir, dove si sono rifugiati e ora trascorrono le giornate a dormire sul pavimento di pietra, come li descrive il New York Times. Un fortino dell'ottavo secolo nel sud sciita dell'Iraq che fino alla fine di giugno era meta turistica e patrimonio culturale, mentre ora ospita gli uomini della Nona Brigata. "Ci hanno venduto - dice uno di loro - Tutti qui erano disposti a combattere".
Il New York Times descrive il racconto delle guardie di frontiera irachene come un ritratto di generali inadatti, di cattiva gestione e incompetenza e, infine, di tradimento con il patrocinio del primo ministro Nuri al-Maliki. L'avanzata dell'Isil ha portato allo sgretolamento delle forze di sicurezza irachene, con alcuni soldati che hanno abbandonato le uniformi, alcuni hanno cambiato casacca, altri sono stati catturati. Ma in alcuni casi, come in quello degli uomini della Nona Brigata, non si è trattato di codardia o di tradimento, in quanto i suoi membri hanno insistito che erano desiderosi di combattere, ma sono stati indeboliti dai loro comandanti che non sono riusciti a fornire alle forze di frontiera acqua e cibo, costringendoli ad abbandonare posizioni nel deserto. Anche per questo il governo ha perso il controllo di due valichi di frontiera critici, Qaim e Waleed, mentre vaste zone al confine con la Siria non sono attualmente pattugliate. (segue)
