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Iraq: yazidi vogliono tornare in Kurdistan, no a emigrazione forzata

06 settembre 2014 | 18.05
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Baghadad, 6 set. (Adnkronos/Aki) - I leader della minoranza degli yazidi perseguitata dallo Stato islamico (is) hanno chiesto alla comunità internazionale di garantire un ritorno sicuro dei loro esponenti nelle proprie abitazioni, ovvero nelle zone da dove sono fuggiti per l'avanzata dei jihadisti all'inizio di agosto. Si tratta in gran parte della regione del Kurdistan iracheno. A differenza dell'appello lanciato dall'unica deputata degli yazidi del Parlamento iracheno, Vian Dakhil, che ha chiesto all'Europa di aprire le sue porte ai richiedenti asilo della minoranza, i leader della comunità irachena temono che un'emigrazione forzata possa rendere gli yazidi ancora più vulnerabili. Si stima che ora siano rimasti in Iraq solo 650mila yazidi, mentre 100mila si trovano all'estero.

''Se viene garantita la nostra sicurezza, non più del cinque per cento (degli yazidi, ndr) lasceranno l'Iraq'', ha detto il leader religioso degli yazidi Baba Sheikh, 81 anni. ''Chiediamo alla comunità internazionale di proteggerci'', ha aggiunto. Secondo il suo portavoce e fratello minore Hadi Baba Sheikh, sarebbero sufficienti solo 500 soldati della coalizione internazionale per garantire la sicurezza degli yazidi. Servirebbe anche una no-fly zone, come quella che ha salvato i curdi da Saddam Hussein all'inizio degli anni Novanta, ha proseguito. ''Non è la prima volta che diventiamo un obiettivo, non sarà nemmeno l'ultima'', ha sostenuto Mir Said, figlio del prete di Lalish, il tempio sacro agli yazidi.

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