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Siria, bandiere nere dell'Is issate a Kobane

Combattimenti nella cittadina che si trova sul confine con la Turchia. Duplice attacco kamikaze contro le forze curde. Lettera dell'ostaggio americano ai genitori: "Ho paura di morire. La cosa più difficile è non sapere, chiedermi, sperare e domandarmi se addirittura io possa ancora sperare". Jihadista dell'Is a volto scoperto minaccia Londra, è britannico /Video

(Foto da Twitter)
(Foto da Twitter)
06 ottobre 2014 | 09.13
LETTURA: 4 minuti

I jihadisti dell'Is hanno issato due bandiere nere su Kobane, la cittadina curdo-siriana sul confine con la Turchia, assediata da settimane dalle milizie del cosiddetto Stato islamico.

I media turchi hanno riferito che una bandiera sventola in cima a un edificio di quattro piani. I jihadisti hanno pubblicato alcune foto della bandiera, ben visibile dal territorio turco, su Twitter sul profilo @alRifai1.

Gli stessi jihadisti hanno poi pubblicato su un loro account Twitter (@RouckClif88) alcune immagini di una seconda bandiera nera, in cima a una collina in una zona orientale della città.

Mustafa Bali, il direttore dell'Unione dei Media Liberi (Rya), un'agenzia di stampa curda basata nella città di Rojava, ha rivelato che a Kobane si combatte ormai "casa per casa". In un'intervista all'agenzia Dpa, Bali ha confermato che i jihadisti hanno superato le difese lungo il fronte orientale, usando carri armati e autobomba. I combattimenti ora infuriano nella zona est di Kobane.

Nel corso degli scontri almeno 20 militanti del cosiddetto Stato islamico (Is) sono stati uccisi in un'imboscata. E' quanto si legge sulla pagina Facebook degli attivisti dell'Osservatorio siriano per i diritti umani.

L'ong vicina all'opposizione, con sede a Londra, ha anche riferito che almeno 30 persone sono morte in un duplice attentato suicida contro due checkpoint allestiti dai combattenti curdi nella città di Hasakah, nella Siria nordorientale.

E cresce l'allerta sicurezza in Turchia. Centinaia di persone che vivono nel distretto turco di Suruc, a pochi chilometri dal confine con la Siria, stanno abbandonando le loro case per l'evacuazione ordinata dalle autorità della provincia sudorientale di Sanliurfa dopo che domenica un colpo di mortaio ha colpito un'abitazione provocando il ferimento di due persone.

"Abbiamo deciso di trasferire gli abitanti di Buyuk Kendirci e Kucuk Kendirci in luoghi più sicuri", ha detto il governatore di Sanliurfa, Izzettin Kucuk, all'agenzia di stampa turca Anadolu. Dallo scorso 19 settembre, secondo dati diffusi da Ankara, circa 160mila curdi sono fuggiti dalla Siria per rifugiarsi in Turchia.

La tv di Stato ha annunciato che dopo un mese di combattimenti l'esercito siriano ha riconquistato Doukhaniyé, località alle porte di Damasco spesso usata dai ribelli come base per il lancio di colpi di mortaio sulla capitale.

Intanto, l'ostaggio americano Peter Kassig, trattenuto dai jihadisti dello 'Stato islamico' (Is), in una lettera che risale allo scorso giugno ma che i genitori hanno deciso di diffondere solo ora, come riporta la Bbc, scrive:"Ho ovviamente paura di morire, ma la cosa più difficile è non sapere, chiedermi, sperare e domandarmi se addirittura io possa ancora sperare".

I genitori del 26enne Kassig, Ed e Paula Kassig, hanno detto di aver deciso di diffondere estratti della lettera "in modo che il mondo possa capire perché noi e tanta altra gente lo amiamo e lo ammiriamo". "Sono molto triste per quello che è accaduto e per quello che voi a casa state passando - scrive il giovane - Se dovessi morire, immagino almeno che voi e io potremo trovare conforto sapendo che ero partito per tentare di alleviare sofferenze e aiutare i bisognosi". "Prego ogni giorno e non sono arrabbiato per questa situazione", aggiunge nella lettera ricevuta dai genitori il 2 giugno, che si conclude con "vi amo".

Nei giorni scorsi i genitori dell'ostaggio americano hanno fatto appello in un messaggio video allo 'Stato Islamico' chiedendo "pietà" per il figlio e la sua liberazione. Kassig è stato catturato un anno fa in Siria, dove si trovava in missione umanitaria con la ong che aveva fondato, la Sera (Special Emergency Response and Assistance). Si ritiene che durante la prigionia si sia convertito all'Islam e abbia cambiato il suo nome in Abdul-Rahman Kassig. Il giovane è comparso nel recente video diffuso dallo 'Stato Islamico' in cui veniva mostrata l'uccisione del britannico Alan Henning.

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