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Coronavirus: italiano in Mauritania, 'qui contagi contenuti tra coprifuoco e controlli severi'

03 aprile 2020 | 12.05
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Domenico Lucchetti
Domenico Lucchetti

di Silvia Mancinelli

"Qui non siamo in quarantena, siamo liberi e indipendenti. I numeri ufficiali tra contagiati e ammalati al momento sono contenuti, ma restano aperti unicamente i supermercati, le panetterie e le farmacie con il coprifuoco dalle 18 alle 6 e controlli severi per scongiurare violazioni alle misure imposte". A parlare all'Adnkronos è Domenico Lucchetti, da 15 anni "pendolare" tra Montefiascone, in provincia di Viterbo, di cui è originario e Nouakchott, la capitale della Mauritania dove da sei mesi gestisce insieme a due connazionale il ristorante "I tre italiani".

"I dati ci parlano di 5 contagiati, 3 in ospedale e 2 a casa, e 2 decessi (dei quali una donna francese già malata di Covid e morta qui) - racconta Domenico - Qui c'è il coprifuoco dalle 18 alle 6 e sono molto severi a farlo rispettare, raccomandano di restare a casa se non per spese ed esigenze primarie e nelle attività commerciali lasciate aperte si entra pochi alla volta. Come in Europa c'è l'obbligo di indossare mascherine e guanti e non si trasgredisce. Io il ristorante l'ho chiuso, naturalmente e il tempo in questa città calda scorre lento tra ore di sonno che si allungano, un'uscita per comprare qualcosa e poi di nuovo casa".

Nessun razzismo qui, assicura Domenico, nei confronti degli italiani. "Qui nella capitale siamo una quindicina in tutto ma a guardarci e a trattarci male sono le istituzioni europee che dovrebbero darci una mano, risponderci al telefono, mentre nessuno ci ha contattati per chiederci come stiamo. Un mio socio è iscritto all'Aire (anagrafe italiani residenti all'estero): nessuno ha chiamato nemmeno lui. Le istituzioni locali che fanno le veci dello Stato italiano - continua - almeno potrebbero dedicarci 5 minuti del loro tempo". Se in questo momento la mancanza del Paese d'origine si fa sentire dipende, secondo il nostro connazionale in Mauritania, solo dagli affetti che mancano. "In Italia sarei stato meglio - dice - vicino ai miei figli, alla mia nipotina, noi abitiamo in campagna e siamo più protetti da eventuali contagi. Ma qui si sta bene e i dati ufficiali così contenuti immagino siano dovuti a interventi tempestivi come la chiusura dell'aeroporto e delle frontiere".

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