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τροφήν, la prima Medicina: 'Allergia al nichel parte I - Sfatiamo i falsi miti'

08 marzo 2024 | 16.50
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L'allergia al nichel è sempre più diffusa. Il maggiore responsabile è l'inquinamento che immette nell'aria che respiriamo e nei terreni che coltiviamo, metalli che il corpo non tollera più. E’ incentrato sul nichel l’appuntamento - diviso in due parti - con 'τροφήν, la prima Medicina' la rubrica curata dall’immunologo Mauro Minelli, docente di dietetica e nutrizione umana presso l'Università Lum e dedicata alla descrizione delle malattie dell’uomo correlate all’alimentazione. Questa prima parte sfata i falsi miti. Nella seconda parte dell’approfondimento, in programma venerdì 15 marzo, verranno analizzati i corretti percorsi terapeutici finalizzati a stabilizzare i quadri clinici generati dal nichel e le indispensabili ricadute sui profili alimentari da considerare parte fondamentale dei protocolli di cura.

"Il nichel è un metallo ubiquitario, estratto da lateriti e depositi solfurei di origine magmatica. In natura è presente soprattutto nel suolo, nel quale si libera in presenza di un substrato acido; nell’aria, invece, viene liberato da complessi industriali, impianti energetici, inceneritori e può permanervi a lungo per poi ricadere disciolto nelle gocce di pioggia. Il nichel - ricorda Minelli - è contenuto anche in alcuni prodotti alimentari (soprattutto vegetali) in una concentrazione influenzata, oltre che dalle caratteristiche geochimiche del terreno, anche dalla presenza più o meno significativa di particelle metalliche derivanti da fonti d’inquinamento. A causa dell’abbondanza di questo metallo in natura non è facile impostare e poi condurre un’alimentazione che ne sia davvero priva o, comunque, a basso contenuto. È stato stimato che l’assunzione ordinaria di nichel da parte dei cittadini italiani adulti può variare dai 200 ai 900 microgrammi al giorno, arrivando variamente a nuocere, secondo alcune recenti proiezioni, a circa il 10% della popolazione".

"La persistente esposizione al nichel, causata dalla sua ampia diffusione nell’ambiente, rende ragione dell’elevato tasso di sensibilizzazione allergica al metallo, che segue percorsi immunologici completamente diversi da quelli operativi nelle più classiche allergie da acari o da pollini, e che si esprime fondamentalmente attraverso due quadri clinici, la Dermatite allergica da contatto (Dac) e la Sindrome sistemica da allergia al nichel (Snas). Di queste due forme cliniche, se la prima è caratterizzata dalla comparsa di lesioni cutanee classicamente apprezzabili nelle aree più direttamente sottoposte al contatto fisico col metallo, la Snas è patologia decisamente più complessa che può accostare, alle possibili manifestazioni cutanee rappresentate da eritemi, eruzioni eczematose, pomfi e vescicole diffuse su ampie superfici corporee, anche sintomatologia extra-cutanea principalmente a carico dell’apparato gastro-intestinale (gonfiore e dolori addominali, stipsi o diarrea, disturbi digestivi). Possono appartenere al corteo sintomatologico della Snas anche stanchezza cronica, dolori articolari e muscolari tipici della fibromialgia, mal di testa, febbricola, sensazione di bocca urente, angioedema".

"Tutti questi disturbi clinici, evidentemente imputabili ad un processo infiammatorio progressivamente evocato dal nichel assunto tramite gli alimenti, possono presentarsi isolatamente o in associazione tra loro. Più raramente gli stessi disturbi possono essere provocati dal nichel presente in elementi protesici (ortopedici, odontoiatrici) o in presidi cardiochirurgici (stent) stabilmente impiantati. Per quanto queste osservazioni lascino presupporre che il metallo possa, in soggetti sensibilizzati, stimolare una risposta infiammatoria ed immunologica complessa, con coinvolgimento di numerose cellule e differenti citochine, ad oggi non è ancora stato messo a punto un sistema identificativo di biomarkers diagnostici predittivi associati alla patologia sistemica da nichel", conclude Minelli.

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