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La telefonata dalla moschea: "Stanno sparando"

15 marzo 2019 | 12.30
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A raccontare all'AdnKronos i momenti di panico vissuti a Christchurch è il console onorario italiano Belfiore Bologna, professore di architettura al politecnico della città. Che rassicura: gli italiani stanno tutti bene

(AFP)
(AFP)

di Maria Cristina Vicario
"Mi ha chiamato un mio collega indiano dalla moschea, era spaventatissimo, ha perso molti amici. Quando ho sentito la parola 'sparatoria' non riuscivo a connettere, non si era mai sentita una cosa del genere". A raccontare all'AdnKronos i momenti di panico e tensione vissuti a Christchurch è il console onorario italiano Belfiore Bologna, professore di architettura al politecnico della città, che ha fatto di tutto per calmare i suoi studenti. E che rassicura: gli italiani stanno tutti bene.

Ancora scosso da una lunga giornata difficile, Bologna ha descritto Christchurch come una città "multiculturale" di 350mila abitanti dove non si registravano tensioni etniche, "non c'erano neanche scritte sui muri". E ancora: "E' una città tranquilla, nessuno si aspettava una cosa del genere" afferma il console, che ancora non si capacita di quanto sia avvenuto. "Non a caso - sottolinea - gli autori sono stranieri, gente venuta da fuori".

Poco dopo le 13 (ora locale), Bologna si era appena chiuso nel suo ufficio per lavorare quando è arrivata la tragica telefonata del collega indiano di religione musulmana, che fa parte della sua squadra. Bologna è corso ad avvertire i vertici dell'ateneo ma intanto sono arrivate le direttive della polizia per il 'lockdown' dell'istituto, durato ore. Tutte le porte esterne sono state chiuse, mentre gli studenti e il corpo docente venivano radunati lontano dalle finestre. Noi professori "abbiamo cercato di mantenere la calma, gli studenti erano nel panico. Allo stesso tempo ho sentito diverse volte il mio collega al telefono. Alla fine la polizia lo ha portato da noi. Era devastato".

"Nella nostra squadra all'università c'è gente di tutti i Paesi, io sono italo-venezuelano, ci sono polacchi, indiani" dice Bologna, raccontando che in città vi è una importante comunità di immigrati asiatici, da Cina, India, Medio Oriente "ma non sono mai sentiti messaggi di estrema destra". Gli italiani sono circa 300, tutti collegati tramite una pagina Facebook e, assicura il console, "sembra stiano tutti bene".

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