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L'analisi di Dell'Aringa: "Meno precarietà ma resta il problema occupazione"

23 aprile 2015 | 17.30
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Dai dati diffusi dal ministero del lavoro emerge "un segnale forte" soprattutto per quello che riguarda le assunzioni a tempo indeterminato. Ma "non bisogna lasciarsi andare a un eccessivo ottimismo" sull'occupazione complessiva

Carlo Dell'Aringa
Carlo Dell'Aringa

"Si riduce la precarietà, con uno spostamento dei contratti a termine verso quelli a tempo indeterminato, ma non si risolve il problema dell'occupazione". E' l'analisi di Carlo Dell'aringa, membro della commissione Lavoro della Camera ed ex sottosegretario nel governo Letta, interpellato dall'Adnkronos rispetto agli ultimi dati diffusi dal ministero del lavoro.

Dai dati emerge "un segnale forte" soprattutto per quello che riguarda le assunzioni a tempo indeterminato. "I flussi, al di là dei saldi, dimostrano che le imprese stanno preferendo i contratti a tempo indeterminato molto di più di un anno fa", prima che ci fossero gli incentivi e il Jobs Act, spiega Dell'Aringa. "Tra le maggiori assunzioni e le maggiori trasformazioni dei contratti c'è, rispetto all'anno scorso, un flusso aggiuntivo a tempo indeterminato di più di 70mila lavoratori" nel solo mese di marzo. Si tratta, osserva l'esperto del mercato del lavoro, di "una differenza sostanziale, anche se non si tratta di occupazione aggiuntiva ma di uno spostamento da una natura contrattuale all'altra".

Secondo Dell'Aringa, "è difficile dire se il merito sia dello stop all'articolo 18 o della decontribuzione" anche se, aggiunge, "l'incentivo fiscale ha svolto sicuramente una parte importante". Quello che conta, a questo punto, è il trend di fondo. Di questo passo, "è possibile raggiungere l'obiettivo di 7-800mila posti a tempo indeterminato in più l'anno".

Quanto invece al saldo complessivo per l'occupazione, i dati "sembrano indicare che ci sia un saldo positivo e questo è benaugurante ma n on bisogna lasciarsi andare a un eccessivo ottimismo, assecondando aspettative troppo alte". Nel Def, ricorda Dell'Aringa, "si parla di guadagni in termini occupazionali ancora marginali, con una diminuzione contenuta del tasso di disoccupazione, nell'ordine dello 0,4%".

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