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Conti pubblici, Baglioni: 'evitare procedura, governo dia segnale a Ue'

04 giugno 2019 | 18.45
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Economista, 'costerebbe all'Italia più del risanamento'. 'Serve un atto di buona volontà per scongiurarla. No a flat tax'.

Conti pubblici, Baglioni: 'evitare procedura, governo dia segnale a Ue'

(Di Luana Cimino) - Una procedura Ue sui conti 'costerebbe' all'Italia più del risanamento: il governo dia "un segnale forte di buona volontà" a Bruxelles per scongiurare "un pericoloso circolo vizioso" tra rialzi dello spread, sfiducia degli investitori e cura 'lacrime e sangue' imposta dall'Europa molto negativo per il paese. Così all'Adnkronos il professor Angelo Baglioni, direttore dell'Osservatorio monetario dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

La procedura avrebbe effetti devastanti per la crescita al lumicino dell'Italia. "A parte le sanzioni, che poi arrivano come ultimo passaggio, la procedura impone azioni correttive, controlli e vincoli molto severi al paese", spiega Baglioni. "E' un regime sorveglianza molto stretto - aggiunge - che dà un segnale negativo ai mercati finanziari perché c'è la percezione che il governo non vuole rispettare l'impianto delle regole europee e questo è molto preoccupante e ci costerebbe molto di più a causa di un effetto avvitamento, di un circolo vizioso" tra rialzi dello spread, costi sul rifinanziamento del debito, crescita e sfiducia degli investitori.

A questo punto per evitare il procedimento disciplinare della Commissione "il governo dovrebbe dare un segnale politico per far vedere che è disposto a rinunciare a qualcuna delle sue grosse promesse, fare vedere che c'è buona volontà", sottolinea l'economista. E buonsenso imporrebbe intanto la rinuncia alla misura-bandiera della campagna elettorale per le Europee della Lega, la flat tax. "Da punto di vista strettamente economico - ipotizza Baglioni - per evitare di andare dritti contro la procedura il governo potrebbe fare rientrare il progetto della flat tax e trovare il modo per finanziare, magari parzialmente, le clausole salvaguardia, magari si possono trovare delle formule per rimodulare qualche aliquota al rialzo, non i tre punti secchi, o aumentare l'Iva in modo selettivo".

Per l'economista "il problema del paese è che il governo in materia di politica economica ha sempre giocato al rilancio, questo gioco non è mai finito". Nel ricordare che "lo scorso anno la procedura è stata evitata in extremis" Baglioni osserva che "adesso siamo davanti alla resa dei conti con la Commissione, poi l'ultima parola sarà quella dell'Ecofin a luglio e a quel punto partita è tutta politica".

"Bisognerà quindi vedere se fino al Consiglio dei ministri delle Finanze Ue il governo, che ha già tirato la corda notevolmente dallo scorso autunno, si renderà conto che non è il caso di spezzare questa corda". Tanto più che l'Italia all'Ecofin "è assolutamente isolata", conclude, osservando che i partiti sovranisti al governo o forti in altri paesi sono per il rigore e i paesi mediterranei, dopo aver risanato i conti in casa loro, si stanno mettendo in carreggiata quindi difficilmente appoggerebbero le finanze allegre degli altri partner.

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