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L.elettorale: nuovo scontro Brunetta-Verdini, in Fi gelo su Nazareno

15 gennaio 2015 | 13.20
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Ieri sera a palazzo Grazioli i 'fittiani' puntano i piedi sull'Italicum per non cadere nella trappola renziana: ''prima vedere cammello, poi pagare moneta''. Al termine del dibattito, volano parole grosse tra il capogruppo azzurro a Montecitorio e il 'plenipotenziario del Patto'.

Denis Verdini
Denis Verdini

Il nodo è sempre quello, con Renzi o contro Renzi? La pancia di Forza Italia resta fortemente critica e sempre più infastidita dalla linea 'filo-governativa' sponsorizzata da Denis Verdini e Gianni Letta. I 'fittiani', azzurri e di Gal (oltre quaranta parlamentari tra Camera e Senato) , non digeriscono più ''questo accettare il Nazareno ad ogni costo'', che ''mortifica l'identità di Fi'' e ''ci costringe a ingoiare tutti i rospi sull'Italicum e non solo''. Da qui la battaglia sulla legge elettorale, soprattutto a palazzo Madama, dove i numeri dei 'frondisti' sono determinanti, anche in vista della delicata partita del Quirinale. In quest'ottica si legge anche l'incontro di queste ore tra Berlusconi e Raffaele Fitto.

La prova che il partito sia diventato una polveriera, dove emergono dissapori e malumori tra correnti senza precedenti, riferiscono, è lo scontro consumatosi ieri sera nel 'parlamentino azzurro' tra 'filo-renziani' e 'falchi', alla riunione del gruppo dei senatori forzisti con Silvio Berlusconi, allargata agli esponenti di Gal e Pi, culminata con un battibecco Denis Verdini-Renato Brunetta, che ha colpito molti presenti per la sua violenza verbale.

L'incontro a palazzo Grazioli, riferiscono, si era aperto con il saluto di Berlusconi che avrebbe invitato ancora una volta i suoi a rispettare il Nazareno, anche se ci costa grossi sacrifici, pur di restare interlocutori privilegiati nel grande gioco del Colle e delle riforme. Subito dopo avrebbe preso la parola Cinzia Bonfrisco per farsi portavoce di tutti i malumori interni, chiedendo di posticipare il voto sulla legge elettorale dopo l'elezione del capo dello Stato. (segue)

Bonfrisco-Minzolini-Falanga, prima riforma voto e poi capo Stato

(Adnkronos) - Duro anche il giudizio di Augusto Minzolini e quello di Ciro Falanga, che avrebbero denunciato la malafede di Renzi sulla clausola di salvaguardia. Tutti interventi, spiegano, dettati dal vecchio adagio, 'prima vedere cammello, poi pagare moneta', che all'orecchio di Verdini sono sembrati più di una sfida.

La goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso, sarebbe stata la domanda di Mario Mauro, leader di Pi : ma cosa facciamo se non dovesse essere votato l'emendamento sul premio di maggioranza alla coalizione? Vediamo cosa succede sul Colle, altrimenti non votiamo l'Italicum, avrebbe risposto d'istinto Berlusconi. Pronta, a quel punto, la reazione di Verdini a difesa del Nazareno: no, si vota!

Il dibattito sarebbe proseguito, quindi, tra alti e bassi, su questa scia e solo al termine, con Berlusconi già uscito dal 'parlamentino', sarebbero volati gli stracci tra Brunetta e Verdini. Con tanto di parole grosse e urla.

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