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Legittima difesa, cresce fronda dissenso M5S

27 febbraio 2019 | 19.02
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Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

di Antonio Atte

Alta tensione nel M5S sulla legittima difesa. Cresce il malcontento all'interno del gruppo pentastellato alla Camera sulla proposta di legge fortemente voluta dalla Lega, che tornerà all'esame dell'Aula martedì prossimo come stabilito dalla conferenza dei capigruppo. A imprimere una sterzata ci ha pensato il leader della Lega Matteo Salvini: "La legittima difesa sarà approvata alla Camera la prossima settimana". Da mettere in conto anche le distanze sull'autonomia, altro tema caro al leader della Lega che oggi ha riunito al Viminale, insieme alla ministra Erika Stefani anche i governatori di Lombardia e Veneto, Fontana e Zaia. I malumori interni impensieriscono i vertici del Movimento, non tanto per una questione di numeri quanto sul fronte della tenuta delle 'truppe'. Già ieri i primi segnali di dissenso, quando alcuni grillini (una decina) hanno deciso di non partecipare al voto sulle pregiudiziali di costituzionalità sulla legittima. Tra questi, Gilda Sportiello. "Non voterò una legge che non mi appartiene e che non ha ragione di esistere - dice all'Adnkronos . Tra l'altro crea equivoci" nel momento in cui "legittima sempre la proporzione tra offesa e difesa, andando a minare il discrimine, che è proprio l'elemento caratterizzante della legittima difesa". Rimarca il suo dissenso anche la collega Doriana Sarli. "Non intendo legittimare questo provvedimento. Anche se, a detta di molti magistrati, questa norma nella sostanza non cambierà" la situazione attuale, "il messaggio culturale che ne farà la Lega è pericoloso", afferma la deputata campana, parlando sempre con l'Adnkronos. Per questo motivo, sottolinea, "così com'è il testo non lo voto". Gloria Vizzini (anche lei tra coloro che si sono rifiutati di votare le pregiudiziali) osserva che il testo del provvedimento sulla legittima difesa "molto probabilmente rimarrà così" e perciò "al momento" si dice "intenzionata a non votarlo" per non avallare un "messaggio ambiguo e pericoloso". Sul tema oggi sono intervenuti i due 'azionisti di maggioranza' del governo, Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Il vicepremier leghista ha assicurato che il testo sarà legge entro marzo e non le ha mandate a dire al presidente dell'Associazione nazionale magistrati Francesco Minisci. "Sentire il presidente dell'Anm che dice 'non vogliamo che legge sulla legittima difesa si faccia' è di una gravità assoluta. Candidati alle elezioni e fatti eleggere dalla sinistra. Non penso spetti a un magistrato decidere quali leggi bisogna fare", tuona il titolare del Viminale. Il capo politico M5S ha parlato di "slittamento tecnico" negando che dietro il rinvio del provvedimento ci sia una "ragione politica": la legittima difesa, ha scandito Di Maio, "è nel contratto e terremo fede a questi impegni". Tira dritto anche il Guardasigilli Alfonso Bonafede: "La linea del governo è chiarissima, nessun motivo per rallentare: prima si approva meglio è". Ma all'orizzonte c'è un nuovo possibile focolaio di dissenso pronto a divampare. Si tratta di un altro provvedimento bandiera della Lega, quello sull'autonomia. Salvini oggi ha incontrato al Viminale il ministro per gli Affari regionali Erika Stefani e i governatori di Veneto e Lombardia, Luca Zaia e Attilio Fontana, annunciando che entro la settimana sarà fatta una sintesi con il premier Giuseppe Conte e con Di Maio. Ma non è un mistero che vari esponenti 5 Stelle siano pronti a mettersi di traverso. "Sono contraria - dice ad esempio Vizzini all'Adnkronos -, l'autonomia è un'altra misura che andrebbe a stravolgere la Costituzione. Serve un dialogo ampio e parlamentarizzato".

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