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Letta: "Sui marò l'impegno dell'Italia continuerà fino alla soluzione del caso"

14 febbraio 2014 | 14.00
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Roma, 14 feb. (Adnkronos/Ign) - "Oggi voglio ribadire i miei sentimenti di vicinanza a Salvatore Girone e Massimiliano Latorre e alle loro famiglie. Sono certo che l'impegno delle istituzioni italiane e dell'Italia intera continuerà con determinazione fino alla soluzione della vicenda". Lo ha detto il presidente del Consiglio Enrico Letta, che ha presieduto questa mattina la riunione della task force interministeriale sulla questione dei fucilieri di Marina Salvatore Girone e Massimiliano Latorre.

Erano presenti i ministri degli Affari esteri Emma Bonino, della Difesa Mario Mauro, della Giustizia Annamaria Cancellieri, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi e l'inviato speciale, Staffan de Mistura.

Nel corso della riunione - riferisce un comunicato - in attesa delle prossime decisioni della Corte suprema indiana, si è fatto il punto sugli ultimi sviluppi della vicenda, anche in relazione alle posizioni assunte in sede internazionale dal segretario generale delle Nazioni unite Ban Ki-moon, dall'alto rappresentante dell'Unione europea per gli Affari esteri e la politica di Sicurezza Catherine Ashton e dal segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen, che hanno manifestato preoccupazione per l'eventuale ricorso da parte indiana alla legge sulla sicurezza marittima. Oltre a ledere la dignità dell'Italia e dei marò, il ricorso a tale legge avrebbe conseguenze negative nei rapporti con l'India e nella lotta globale contro la pirateria.

Il governo indiano, intanto, sta valutando la possibilità di una incriminazione dei due marò italiani nel quadro della legge ordinaria, la possibilità cioè che sia lasciata cadere l'accusa nell'ambito del 'Sua' (il Suppression of Unlawful Acts against Safety of Maritime Navigation Act del 2002), la legge anti pirateria il cui impiego in questo caso è fortemente contestato dall'Italia. Come rende noto il quotidiano Indian Express, citando fonti del ministero degli Interni è questa una prima indicazione di un ripensamento dell'India sul contenzioso aperto con l'Italia sul caso dei due marò.

Ieri sera il governo avrebbe di fatto riaperto la ricerca di pareri giuridici al fine di una nuova, e diversa, incriminazione dei due militari italiani. Una decisione in questo senso sarebbe stata presa nel corso di un incontro ieri, convocato dal ministro degli interni Sushil Kumar Shinde, con il ministro degli esteri Salman Kurshid e il ministro della giustizia Kapil Sibal, oltre che dirigenti di alto rango dei tre ministeri.

Le fonti del ministero degli interni sottolineano che è stato Kurshid a sostenere l'opportunità di riformulare le accuse, denunciando come l'immagine del paese stia risentendo di questa impasse. Sarebbe stato sempre Kurshid a suggerire che la questione fosse riesaminata dal ministero della giustizia per valutare la possibilità di una accusa nel quadro del codice penale ordinario. Shinde e Sibal, spiega il quotidiano, hanno acconsentito.

"Il caso dei marò italiani è diventato per l'India una questione diplomatica di primo piano - afferma il vice procuratore generale Mohan Parasaran, intervistato dall'inviata a Nuova Delhi del Giornale Radio Rai. Il governo deve muoversi tenendo conto da un lato delle relazioni con l'Italia, dall'altro dei sentimenti della gente del Kerala. Il ministro degli Esteri Salman Khurshid mi ha assicurato che il governo vuole che il processo sia equo e rapido e giustizia sarà fatta".

"Le pressioni internazionali -ha proseguito- non servono, perché l'India è già preoccupata di preservare le relazioni bilaterali con l'Italia. Certo, la questione è delicata, nel Kerala c'è una situazione difficile e potrebbe trasformarsi in un serio problema di ordine pubblico. Il governo non può dare l'impressione che dei cittadini stranieri abbiano un trattamento preferenziale, allo stesso tempo però non si lascerà influenzare. Il governo - ha precisato - non ha problemi di ego, vuole risolvere questo caso il più in fretta possibile. L'India ha promesso più volte al governo italiano una conclusione rapida, ma ci sono complicazioni, come quella della legge antipirateria".

"In tutte le democrazie - ha concluso Parasaran - può accadere che i sentimenti popolari forzino la mano della legge, ma gli italiani devono essere certi che né il governo né la Corte Suprema si lasceranno influenzare da pressioni interne. L'Alta Corte agisce in modo indipendente si ispira solo al rispetto della legge. Il governo da parte sua vuole chiudere questo caso il più in fretta possibile, senza rinvii perché non vogliamo dare all'estero un'impressione sbagliata del nostro sistema giudiziario".

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