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Litvinenko, Scaramella: "Tentai di salvarlo da 007 russi, mi avvelenarono col polonio"

21 settembre 2021 | 15.21
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"Ho collaborato con l'inchiesta inglese, in Italia mi tolsero la scorta..."

(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

"Con la sentenza di Strasburgo, giurisdizione cui è sottoposta anche la Federazione Russa, firmataria dei trattati sui diritti umani, c’è una decisione definitiva, esplicita. Quindici anni dopo l’avvelenamento con radio polonio di Alexander Litvinenko, la Corte Europea dei diritti dell’Uomo riconosce la responsabilità della Russia nella morte del colonnello del Fsb". A parlare all'Adnkronos è Mario Scaramella, l'uomo che nel 2006 provò a sventare l’omicidio dell'ex agente russo avvertendo le autorità dell’imminente piano orchestrato dall’Fsb e che venne lui stesso ricoverato per sospetto avvelenamento da polonio 210.

"Dopo indagini segrete di Scotland Yard, a dieci anni dall’attentato, la Alta Corte di Londra aprì un'inchiesta speciale sulla morte di Litvinenko - ricorda Scaramella - e il giudice Owen ricostruì nel merito tutta la vicenda, arrivando a identificare le responsabilità dello Stato russo, ma la formula adottata nel report finale fu molto diplomatica quanto alla colpevolezza di Putin e del suo capo dei servizi Patrushev, i quali, si disse, 'probabilmente' hanno dato l’ordine. Oggi questo è accertato da Strasburgo".

Scaramella è stato parte attiva nell'inchiesta inglese: "Fin dai primissimi giorni - racconta - ho assistito l’anti terrorismo della polizia inglese e poi la procura incaricata dalla inchiesta speciale, ho testimoniato più volte nelle udienze pubbliche e in quelle segrete, molti capitoli dell'inchiesta inglese sono relativi al lavoro che Litvinenko aveva svolto per me e alle modalità dell’avvelenamento del 1 novembre 2006, giorno in cui incontrai il colonnello proprio per avvertirlo dell’imminente pericolo: il processo a Strasburgo in realtà non ha prodotto nuove prove ma ha utilizzato le nostre ricostruzioni e quelle dei giudici inglesi", sottolinea.

Scaramella ricorda anche di essere stato "sotto scorta della Polizia italiana, su richiesta delle autorità britanniche, durante tutto il processo". "Poi mi sono dovuto trasferire a Londra quando la tutela è cessata, non si può convivere con la pressione continua degli ostili russi senza il necessario apparato di sicurezza...", dice. D'altra parte, "all’epoca Litvinenko e io in Italia eravamo considerati dei visionari, calunniatori.. Oggi invece siamo nel mezzo di una nuova guerra fredda e anche il nostro paese ha una nuova consapevolezza: l’Aisi credo stia cominciando a fare bene il proprio lavoro".

L'esperto di intelligence non crede dunque che la vicenda sia finita qui, anzi. "Londra oggi ha incriminato un terzo sospetto per l’attentato a Skripal con il gas nervino a Salisbury, caso gemello di quello Litvinenko: si tratta di un ufficiale della intelligence militare russa. E anche per il caso del polonio nuovi sviluppi sono probabili, l’inchiesta criminale è ancora aperta", sottolinea.

La sentenza della Corte europea dei diritti umani, secondo Scaramella, non ha invece niente a che vedere con la politica: "Il fatto che la decisione di Strasburgo sia stata comunicata il giorno dopo le elezioni russe dimostra che non c’è questo intento, parliamo solo di giustizia e diritti umani, la politica è altra roba". E questo, osserva, pone un 'caso Russia': "La Russia sta disattendendo alle decisioni della Corte sui diritti umani in maniera sistematica, e questo è un atteggiamento provocatorio. D'altra parte, anche la decisione odierna è stata subito rigettata. La strada è in salita, ma parlarne pubblicamente aiuta: dovremmo superare la fase dei segreti sugli affari di Putin".

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