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Credito: lo studio, entro l'anno equity crowdfunding a 9 mln euro

11 agosto 2016 | 18.23
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Credito: lo studio, entro l'anno equity crowdfunding a 9 mln euro

In Italia, con la recente riforma del regolamento Consob, l’equity crowdfunding ha cambiato marcia (oggi possono accedervi startup e pmi innovative, purché la campagna sia veicolata su piattaforme autorizzate) e solo nell’ultimo trimestre sono arrivate sul mercato 11 offerte. Questo dovrebbe portare il mercato della raccolta di capitale attraverso la sottoscrizione diretta sul web di titoli partecipativi alla soglia di 9 milioni di euro entro l’anno; ora siamo a quota 5,565 milioni.

A rilevarlo è l’Osservatorio Crowdinvesting della School of Management del Politecnico di Milano, che analizza i portali che consentono alle imprese di ottenere capitale offrendo una remunerazione agli investitori attraverso la sottoscrizione di capitale di rischio (equity crowdfunding), oppure attraverso prestiti (lending crowdfunding) o ancora con la cessione di fatture commerciali (invoice trading).

Un valore comunque ancora basso, quello dell'equity crowdfunding nel nostro paese, rispetto ad esempio al Regno Unito, dove solo nel 2015 di milioni ne sono stati raccolti 332. Il Regno Unito, infatti, in Europa, rappresenta il mercato di riferimento, dove la principale piattaforma, CrowdCube, ha raccolto finora oltre 168 milioni di sterline. In tutto il mondo, nel 2015, l’equity crowdfunding ha raccolto 2,56 miliardi di dollari, in gran parte destinati a startup.

Secondo i dati aggiornati al 15 giugno 2016, per l'equity crowdfunding in Italia i portali autorizzati sono 19 (la piattaforma leader è al momento StarsUp, con 16 progetti lanciati), a fronte di 48 campagne di raccolta promosse da startup, pmi innovative e veicoli di investimento, di cui 19 chiuse con successo, 17 chiuse senza successo, 12 in corso. Le imprese protagoniste delle campagne sono per lo più lombarde (16 casi), toscane (7 casi), laziali e sarde (5 casi a testa), con 3 anni di età e un fatturato di circa 17.000 euro.

L’obiettivo principale della raccolta è lo sviluppo commerciale (28 casi) seguito dall’investimento produttivo (18 casi). Il target di raccolta medio è di 317.000 euro, corrispondente a una quota del capitale azionario offerta pari al 22,68%. I progetti presentati spaziano dai servizi in piattaforme social/sharing (10 casi) all’Ict (10 casi), ai servizi professionali (9 casi).

Gli investitori, stando a un’analisi condotta su 365 persone fisiche, hanno tra i 40 e i 49 anni, sono per l’82% uomini e per il 28% risiedono in Lombardia. Fra gli investitori sono state censite anche 43 persone giuridiche, fra cui imprese di servizi e consulenza, manifatturiere, banche, holding finanziarie.

L’Osservatorio Crowdinvesting della School of Management del Politecnico di Milano analizza, poi, il lending crowdfunding (o social lending). In questo caso, gli investitori possono prestare denaro attraverso Internet a persone fisiche (consumer) o imprese (business) a fronte di un interesse e del rimborso del capitale. Generalmente la piattaforma di lending seleziona il prestito attribuendo un rating e lo suddivide fra una molteplicità di investitori, per frazionarne il rischio. Nel mondo, nel 2015, i portali di lending hanno raccolto oltre 25 miliardi di dollari; il leader di mercato è la statunitense Lending Club.

Oggi, in Italia, esistono quattro piattaforme attive (Borsadelcredito.it per il settore business lending; Prestiamoci, Smartika, Soisy per il settore consumer lending), più una in arrivo (Younited Credit). Il totale dei prestiti erogati è pari a 28,3 milioni euro, con una durata media dei finanziamenti fra i 30 e i 40 mesi e il tasso annuo nominale (Tan) di circa il 6%, più precisamente tra 5,7% e 7,7%.

Attualmente, sono 131 i prestiti concessi a imprese (1,9 milioni di euro, per un importo medio di 12.900 euro), 5.189 quelli a persone fisiche (per il 74% uomini che hanno come motivazione principale del prestito l’acquisto della casa o dell’automobile e che in media ricevono 5.000 euro). Le prospettive in Italia sono quelle di una crescita sensibile, che però necessita - si osserva - di una riforma del regime di tassazione (oggi penalizzante) e dell’arrivo di nuovi investitori, anche istituzionali.

Infine, per l’invoice trading - spiega l’Osservatorio Crowdinvesting della School of Management del Politecnico di Milano - esiste in Italia un’unica piattaforma attiva (Workinvoice.it), più due in arrivo (Instapartners e Cashme).

L’invoice trading consiste nella cessione di una fattura commerciale attraverso un portale Internet che seleziona le opportunità e sostituisce il tradizionale ‘sconto’ della fattura attuato dalle banche. La cessione viene attuata o tramite un’asta competitiva o tramite il tranching in tante porzioni. Gli investitori, quindi, anticipano l’importo della fattura, al netto della remunerazione richiesta.

Il mercato è ancora in fase embrionale: al momento le imprese che hanno approfittato di questa opportunità sono solo 40, con 220 fatture cedute per un importo totale di 11 milioni di euro, a fronte di 20 investitori (qui l’importo medio di investimento è abbastanza elevato). Siamo però ben lontani dai numeri del Regno Unito, ad esempio, che ha movimentato 325 milioni di sterline solo nel 2015.

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