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Lo Voi favorito per la Procura di Roma, votato a maggioranza dalla Commissione del Csm

18 novembre 2021 | 11.37
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4 voti a suo favore e uno per Viola, resta fuori l'attuale procuratore Prestipino

Lo Voi favorito per la Procura di Roma, votato a maggioranza dalla Commissione del Csm

Quattro voti per il capo della procura di Palermo, Francesco Lo Voi, uno per il procuratore generale di Firenze, Marcello Viola, una astensione. Si è espressa così la commissione incarichi direttivi del Consiglio superiore della magistratura sulla nomina del procuratore capo di Roma, dopo il pronunciamento del Consiglio di Stato che ha annullato la delibera con cui, il 4 marzo del 2020, il plenum aveva nominato Michele Prestipino. E' dunque Lo Voi il candidato di maggioranza proposto dalla quinta commissione: a lui sono andati i voti del presidente, Antonio d'Amato, di Magistratura Indipendente, del laico di Forza Italia Alessio Lanzi, dei togati Alessandra Dal Moro (Area) e Michele Ciambellini (Unicost). A favore di Viola si è espresso Sebastiano Ardita, di Autonomia&Indipendenza, mentre si è astenuto il laico in quota M5S Fulvio Gigliotti. Rimane dunque fuori dalle proposte, che saranno portate all'esame del plenum, l'attuale procuratore, Michele Prestipino.

La commissione aveva ripreso nelle scorse settimane la discussione sulla nomina, finita al centro della bufera scatenata dall'incontro all'Hotel Champagne del 9 maggio 2019, quando Luca Palamara, 5 ex togati del Csm e i deputati Luca Lotti e Cosimo Ferri discussero proprio della nomina del capo dei pm romani. Le intercettazioni di quell'incontro e lo scandalo che ne derivò portarono all'azzeramento del lavoro fatto, che si era concluso a un voto a maggioranza a favore di Viola, e all'avvio di una nuova istruttoria, culminata con la scelta di Prestipino.

I consiglieri hanno quindi deciso di esprimersi sui candidati da proporre al plenum senza aspettare il pronunciamento delle Sezioni unite della Cassazione, atteso per martedì prossimo, 23 novembre, alle quali Prestipino ha fatto ricorso contro la sentenza del Consiglio di Stato, lamentando i vizi di "eccesso di potere giurisdizionale" e "invasione della sfera di discrezionalità riservata al Csm".

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