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ENOARCHEOLOGIA

L’uva pantastica di Plinio il Vecchio torna all’ombra del Colosseo

27 maggio 2022 | 12.49
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Avviata all’interno del Parco Archeologico, nell’area di Vigna Barberini, la coltivazione dell’antico vitigno autoctono.

Vigneto, Vigna Barberini© -Parco archeologico del Colosseo
Vigneto, Vigna Barberini© -Parco archeologico del Colosseo

Lo scorso mercoledì 25 maggio a Roma, all’interno del Parco Archeologico del Colosseo è stato presentato l’impianto di un piccolo vigneto nell’area della Vigna Barberini, sul colle Palatino, così denominata dall’omonima famiglia romana che nel XVII secolo ne deteneva la proprietà.

L’iniziativa eno-archeologica rientra nel più ampio programma “PArCo Green” che prevede differenti iniziative per la valorizzazione monumentale e paesaggistica del PArCo.

Il progetto è stato organizzato in collaborazione con l’Azienda vitivinicola Cincinnato, una delle più importanti realtà cooperative vitivinicole del Lazio, che fin dalla metà degli anni ’90 del secolo scorso ha scelto di lavorare sui vitigni autoctoni. Le barbatelle messe a dimora sono della varietà Bellone, un antichissimo vitigno autoctono che lo storico Plinio il Vecchio chiamava "uva pantastica", coltivato ancora oggi dall’Azienda sui Monti Lepini.

L’Azienda Cincinnato racconta così il progetto: “coltivare Bellone sul Palatino significa contribuire a produrre non solo vino, ma soprattutto cultura. Da oggi la storia diventa realtà in un contesto unico, di una bellezza inarrivabile, dove si potranno vedere e toccare con mano i germogli e i grappoli dorati arrivare a maturazione. Ci piace pensare che tramite un piccolo vigneto milioni di visitatori porteranno con loro, in ogni parte del mondo, l’immagine dell’intimo e millenario rapporto dell’Italia con la produzione del vino. Dal punto di vista tecnico la scelta di produrre il Bellone è la più appropriata; ne parlava Plinio nel I secolo d.C. e tutt’oggi è il vitigno identitario, per le uve bianche, del territorio di Cori, sui monti Lepini, dove viviamo e lavoriamo quotidianamente la terra. Nell’area di Vigna Barberini stiamo procedendo con lavorazioni esclusivamente manuali per creare il minor impatto possibile; i pali di sostegno sono in castagno, la produzione sarà in regime biologico, senza alcun sistema di irrigazione e la sua prima vera vendemmia è attesa nel 2023”.


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