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Moda: Milano rende omaggio a Ferré, la camicia bianca a Palazzo Reale

09 marzo 2015 | 14.27
LETTURA: 4 minuti

Milano rende omaggio a un gigante della moda, Gianfranco Ferré. Da domani, nella sala delle Cariati a Palazzo Reale, inaugura 'La camicia bianca secondo me. Gianfranco Ferré'.

Fil rouge lungo tutta la sua carriera, la camicia bianca è stata definita dallo stesso stilista 'segno del mio stile', oppure 'lessico contemporaneo dell'eleganza'. Per l'architetto della moda', la camicia rappresenta il capo su cui concentrare l'attitudine a trasformare e innovare il linguaggio e l'estetica della moda. (Fotogallery)

Camicia 'Contrappunto', Gianfranco Ferrè'
Camicia 'Contrappunto', Gianfranco Ferrè'

Milano, 9 mar. (Adnkronos)

Milano rende omaggio a un gigante della moda, Gianfranco Ferré. Da domani, nella sala delle Cariatidi a Palazzo Reale, inaugura 'La camicia bianca secondo me. Gianfranco Ferré', promossa dal Comune di Milano e organizzata e prodotta da Palazzo Reale e Fondazione Gianfranco Ferré, in collaborazione con la Fondazione Museo del Tessuto di Prato, curata da Daniela Degl'Innocenti, cconcepita con l'intento di metterne in luce la poetica sartoriale e creativa. Fil rouge lungo tutta la sua carriera, la camicia bianca è stata definita dallo stesso stilista 'segno del mio stile', oppure 'lessico contemporaneo dell'eleganza'. (Fotogallery)

Il percorso espositivo gioca con la suggestione e la valorizzazione di elementi differenti, a corollario dei capi indossati su manichino: disegni, dettagli tecnici, bozzetti, fotografie, immagini pubblicitarie e redazionali. Il suo fulcro è costituito da ventisette camicie, capolavori sartoriali che esemplificano circa un ventennio del talento creativo di Ferré (collezioni di pret-a-porte dal 1982 al 2006).

L'incipit della mostra è affidato ad un passaggio attraverso teli di tulle su cui scorrono macro-immagini dei disegni autografi di Ferré che permettono di cogliere segni che delineano la sua visione creativa e rappresentano un mezzo per accedere al progetto di tutti i capi esposti. Il cuore vive nel centro della grande Sala delle Cariatidi, dove domina la plastica e affascinante presenza delle camicie bianche: sculture bagnate da luce pensata per consentire al bianco di accendersi in diverse tonalità e alle ombre di fare da contrappunto, per ottenere un effetto suggestivo. Taffettà, crêpe de chine, organza, raso, tulle, stoffe di seta o di cotone, merletti e ricami meccanici, impunture eseguite a mano, macro- e micro-elementi si susseguono in un crescendo di maestria ed equilibrio.

Ai lati della grande sala espositiva, sono presenti i diversi materiali provenienti dell'Archivio della Fondazione Ferré. In particolare, sono esposti i disegni originali: silhouette, volumi, dettagli, leggerezza o corposità della materia sono già descritti nel tratto più o meno marcato, elegante e velocissimo.

A soffitto, proiezioni fotografiche offrono una lettura tecnica e suggestiva, restituendo l'impalcatura formale e materica di ciascuna camicia e mettendo in evidenza texture e stratificazioni. A chiudere il percorso, le immagini realizzate da Luca Stoppini sottolineano ancora una volta come la leggerezza e la trasparenza siano una precisa chiave di lettura dell'intero progetto. Edito da Skira, un libro-catalogo, la cui direzione artistica è di Luca Stoppini, accompagna la mostra.

L'amico e collega di studi, l'architetto Franco Raggi, scardina un assioma: Gianfranco Ferrè fu "un grandissimo designer e conoscitore di materiali, tutto tranne che architetto, non lo è mai stato e non lo poteva essere". Per tutti Gianfranco Ferrè è 'l'architetto della moda', da sempre, ma Raggi ricorda che "per lui era fondamentale prima di tutto l'immagine, quasi essa stessa potesse portare con sè una soluzione 'costruttiva' comunque secondaria ai suoi occhi". Tutto questo "in architettura è difficile, nella sartoria è più facile".

"Questa mostra evidenzia la coerenza nel suo geniale modo di fare. Un fondamento scientifico nella tassonomia della camicia, un pretesto per realizzare la sua ricerca" continua Raggi, che ricorda ancora: "non disegnava schizzi, ma modi di fare le cose, n on sono camicie ma teoremi sartoriali. Ha trasformato la ricerca in una forma astratta di linguaggio".

Nella camicia, al suo interno "non c'è' più la donna, ma una ricerca spaziale intorno al corpo femminile". E tutto è "fatto con straordinaria e involontaria eleganza".

Nel prossimo futuro, anticipa la storica collaboratrice di Ferrè Rita Airaghi, oggi a capo della Fondazione che prende il nome dello stilista, la mostra dovrebbe avere "un paio di cose" ancora top secret che ora sono "in corso d'opera nell'ambito del territorio legato a Expo". Poi sarà la volta degli Stati Uniti, prima a Foenix, poi Los Angeles. "La camicia è un materiale delicatissimo", dunque non è possibile prevedere "molte altre tappe" della mostra 'La camicia bianca secondo me. Gianfranco Ferré' .

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