"Credo che oggi la corruzione non sia così sistematica, ma non penso che ce ne siamo liberati"
Tangentopoli resta l'inchiesta simbolo della lotta alla corruzione, ma trenta anni dopo le riflessioni su quella stagione giudiziaria restano non semplici. "Mani Pulite è stata un’indagine partita da un caso di corruzione ed ha riguardato il falso in bilancio, la ricettazione, il finanziamento illecito di partiti politici oltre ovviamente alla corruzione. A partire dal primo caso si è scoperto un sistema della corruzione, nel quale era più facile che i rapporti tra pubblica amministrazione e imprenditoria fossero accompagnati dalla commissione di questi reati che il contrario", racconta all'Adnkronos Gherardo Colombo, uno dei volti più noti del pool di magistrati milanesi che indagò sul malaffare.
"Credo che oggi la corruzione non sia così sistematica, ma non penso che ce ne siamo liberati" spiega l'ex pm che maggiormente ha riconosciuto anche i 'difetti' di un'inchiesta accusata di fare talvolta uso disinvolto delle manette. Oggi il sistema carcere e il tema della pena sono spesso al centro delle riflessioni di Colombo, da sempre in prima linea nella diffusione della cultura della legalità. "Nelle leggi la pena per antonomasia continua a essere il carcere, per non pochi reati le misure alternative sono applicabili soltanto dopo aver scontato un periodo non indifferente in carcere e per alcune mai. Nel 2017 il governo era stato delegato a riformare il sistema, ma la delega non è stata esercitata se non in parte, per ragioni elettorali", sottolinea.
"Le misure alternative vengono culturalmente poco accettate perché ancora si vede la pena come vendetta. Credo che l’attenzione della politica oggi si stia un po' modificando, e in Italia dovrebbe essere presto introdotto, per la prima volta, un vero e proprio sistema di giustizia riparativa. Sarebbe un passo avanti notevole" conclude Gherardo Colombo.