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La speranza

Manuel: "Potrei tornare a camminare"

04 novembre 2019 | 17.42
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Il giovane, rimasto paralizzato dopo essere stato colpito alla schiena da un colpo d'arma da fuoco a Roma, ospite di 'Che tempo che fa' spiega che la lesione midollare non era completa, come inizialmente diagnosticato

(Foto Fotogramma)
(Foto Fotogramma)

La lesione midollare non era completa, come inizialmente diagnosticato. Lo scrive Manuel Bortuzzo nel suo libro 'Rinascere'. Ospite di 'Che tempo che fa', il nuotatore rimasto paralizzato dopo essere stato colpito alla schiena da un colpo d'arma da fuoco lo scorso febbraio a Roma, ha detto: "E' una notizia pazzesca, sì, come tutto quello che ho fatto in questi ultimi 9 mesi. Una notizia che ho sempre voluto tenere per me perché quando non si è sicuri è sempre meglio andarci con calma. In questo libro però ho voluto annotare tutti i miei progressi e miglioramenti". "Mi ero dato dieci anni per tornare a camminare'', ha poi sottolineato il giovane. Che, di fronte alla foto mostrata da Fazio in cui si vede lui in piedi sorretto dal padre, al conduttore che gli chiedeva se quindi "è probabile che tu con grande tenacia torni a camminare", ha risposto: "Sì, è quello che sto facendo, niente di più niente di meno".

"Per dodici millimetri sono ancora qui, perché se il proiettile avesse preso l'aorta addominale avrei avuto 90 secondi di vita e per un filamento rimasto potrei tornare a camminare ancora'', ha detto ancora Bortuzzo.

"Occorre sempre avere fiducia nella ricerca: quella sul recupero dopo una lesione spinale sta andando avanti molto velocemente". Lo dice all'Adnkronos Salute Marco Molinari, direttore dell'Unità di Neuroriabilitazione e Centro Spinale della Fondazione Santa Lucia Irccs di Roma, struttura dove nei mesi scorsi aveva iniziato la riabilitazione Manuel Bortuzzo. Ebbene, Molinari - raggiunto telefonicamente a Nizza, dove sta seguendo il Congresso internazionale sulle lesioni spinali Iscos 2019 (International Spinal Cord Society Annual Scientific Meeting) - non può entrare nei dettagli del caso del giovane nuotatore, che ha seguito nei mesi scorsi, ma sottolinea: "La ricerca lascia aperta la porta alla speranza. Gli studi stanno andando molto velocemente e la speranza - conclude - è che possa cambiare la prospettiva per i pazienti" come Manuel.

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