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Milano, dimessa dalla clinica muore di parto. Maroni: "Disposta immediata verifica"

Immagine  di repertorio (Infophoto) - INFOPHOTO
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22 ottobre 2015 | 12.16
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E' arrivata alle 5.43 di sabato 17 ottobre in arresto cardiocircolatorio al Pronto soccorso all'ospedale Niguarda di Milano, dove hanno tentato di salvarle la vita ma era troppo tardi. E' morta così K.S., 40 anni, all'ottavo mese di gravidanza, e con lei anche il neonato che portava in grembo. La donna la sera prima accusava dolori addominali e lombari, e si era presentata alla casa di cura San Pio X della Fondazione Opera San Camillo, struttura privata accreditata del capoluogo lombardo, che stava seguendo la sua gravidanza. Ma la clinica l'aveva dimessa dopo alcuni accertamenti.

L'incubo comincia alle 4.50 del mattino successivo. Il marito si accorge che la donna è incosciente, ha il respiro rantolante. Si allarma e chiama il 118. Sono le 4.57. Al loro arrivo, i medici trovano la 40enne in stato di arresto cardiaco e iniziano le manovre rianimatorie sul posto. Poi la corsa in ambulanza fino al Niguarda, dove arriva già massaggiata e intubata e comunque ancora in condizioni di arresto. Non c'è più tempo: essendo già in gravidanza avanzata, viene tentato un cesareo d'urgenza direttamente in Pronto soccorso. Il piccolo, però, viene estratto già morto e la donna è in evidente stato di shock emorragico. Muore così in Pronto soccorso.

Sul caso è in corso un'indagine della magistratura milanese, per fare chiarezza sulle dinamiche che hanno portato alla morte della mamma e del neonato e sull'operato dei medici della San Pio X.

Intanto, il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, in qualità di assessore regionale alla Salute, annuncia di aver disposto un'immediata verifica dopo l'apertura di un'inchiesta, da parte della procura di Milano.

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