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Libia: ministro Esteri Qatar, ruolo strategico di Italia e Algeria

18 novembre 2014 | 09.30
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In un'intervista a Il Sole 24 Ore il ministro parla anche di crisi siriana e sottolinea come le dimissioni di Assad siano il primo passo necessario per salvare il paese dal terrore

Khalid Bin Mohammed AlAttiyah (Foto Marc Müller da Wikipedia)
Khalid Bin Mohammed AlAttiyah (Foto Marc Müller da Wikipedia)

In Libia l'Italia può giocare un ruolo molto costruttivo assieme all'Algeria. Ad affermarlo, in un'intervista a Il Sole24Ore è il ministro degli Esteri del Qatar, Khalid Al Attyia, che nel corso del colloquio affronta anche il tema della crisi siriana, sottolineando come "le dimissioni di Bashar al Assad siano il primo passo per salvare la Siria dal terrore". "In nessun modo il regime di Bashar Assad può essere un alleato della guerra al terrorismo: ha provocato la morte di 200mila persone".

Quanto alla Libia, il ministro si dice convinto che "solo chi guarda la Libia da lontano crede sia un problema insolubile. Conoscendone la natura, in realtà non è così complicato. Il punto di partenza è discutere. Per questo l’Italia può giocare un ruolo molto costruttivo, assieme all’Algeria".

"Quando dico che Italia e Algeria hanno un grande ruolo, intendo che la maggioranza dei libici si sentirebbe più sicura se questi due Paesi incoraggiassero il dialogo". Il Qatar, precisa poi, "non sta facendo un gioco di potere: siamo i primi a incoraggiare il dialogo nazionale. Dal primo giorno sosteniamo la legittimità delle istituzioni nate dalla rivoluzione. Pensiamo che oggi esista per tutti una nuova opportunità di riprendere il dialogo".

Parlando di terrorismo e Is, il ministro si dice convinto del fatto che "non si batte il terrorismo combattendo solo dal cielo: il modo migliore è farlo dall’interno dell’ambiente sociale nel quale è nato. Come Amici della Siria avevamo perso tempo a valutare la moderazione e l’estremismo delle varie forze in campo. Quando finalmente li abbiamo individuati, i moderati erano diventati radicali perché non avevamo dato loro armi e risorse per resistere al regime. È stato il nostro errore più grande".

Per il ministro, sul campo l'Is la devono combattere siriani e iracheni, "E dobbiamo aiutarli contro ogni forma di dittatura. L’Iraq ha un governo che non commette più gli errori di al Maliki. In Siria, invece, c’è Assad".

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