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Mose, Renzi: “Una ferita. Condannerei i politici corrotti per alto tradimento”

05 giugno 2014 | 15.04
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Il premier da Bruxelles interviene sullo scandalo delle tangenti in Laguna: “Piena fiducia nel lavoro della magistratura e presunzione di innocenza fino a sentenza” ma “tutte le volte che vediamo vicende di corruzione c’è una amarezza enorme”. Noi “interverremo ma il problema non sono le regole, sono i ladri”. E rilancia: “Condannati mai più nella cosa pubblica”

Mose, Renzi: “Una ferita. Condannerei i politici corrotti per alto tradimento”

Tra i grandi del mondo per dire basta alla politica dell’Austerity in Europa e con un occhio all’Italia con il nuovo scandalo della corruzione scoppiato per il Mose di Venezia. Matteo Renzi parla al termine del G7 a Bruxelles.

Mose - “Per chi fa politica in modo serio è un colpo e una ferita”, dice il premier. Esprimendo “piena fiducia nel lavoro della magistratura e presunzione di innocenza fino a sentenza”, afferma però che “tutte le volte che vediamo vicende di corruzione c’è una amarezza enorme, profonda perché ti trovi di fronte a chi tradisce la fiducia dei cittadini nel buon operato e nella correttezza personale”. E, afferma, “un politico che viene indagato per corruzione lo indagherei per alto tradimento se dovesse dipendere da me, uno che prende tangenti tradisce il mandato, l’onore sul quale aveva giurato. Sicuramente - aggiunge il presidente del Consiglio - interverremo nelle prossime ore e nei prossimi giorni sul tema degli appalti pubblici, sull’Autorità anti corruzione con interventi specifici. Però il punto centrale è chiaro: non possiamo tutte le volte dire che il problema sono le regole, il problema sono i ladri. Poi le regole si possono ripensare e lo faremo, ma il punto centrale è smettiamo di dire che ci sono i ladri perché non ci sono le regole. Il problema delle tangenti sono i ladri”. E rilancia: “Se ci sono fenomeni di corruzione, e ci sono, quello che deve essere chiaro è che questi fenomeni si vanno a colpire. Questo è l’elemento di novità. Il punto centrale è quello di garantire che chi viene condannato poi non abbia la possibilità, magari 20 anni dopo, di occuparsi della cosa pubblica. Quindi la mia proposta del Daspo per politici e imprenditori è il senso dell’operazione”, ha aggiunto il premier.

In Ue basta politica del rigore - Tornando poi ai temi internazionali il premier, parlando del semestre di presidenza italiana dell’Unione europea è stato netto: “L’obiettivo del nostro governo è sottolineare che la politica del rigore e dell’austerità e non della crescita e dello sviluppo ha dimostrato il suo limite e si è chiusa, anche nello schieramento che l’ha sostenuta. Mi auguro - ha aggiunto - che il semestre italiano di presidenza, su cui è veramente forte l’attenzione, possa essere l’occasione per una scommessa complessiva di alto livello e di qualche ambizione in più rispetto al passato’’ per l’Unione europea. “L’Italia sarà protagonista, sulle idee e sulla base di un risultato alle elezioni molto importante a livello internazionale che continua a sorprendere gli interlocutori”, ha rimarcato. La “sorpresa” iniziale per il risultato alle europee “ora si muta nella responsabilità di fare l’Europa il luogo dei progetti coraggiosi e non di una asfissiante burocrazia”, ha detto.

“Non è tempo di diktat” - L’idea di Europa di Renzi è politica. Per questo parlando del rinnovo dei vertici istituzionali Ue ricorda che questo “non è il tempo dei diktat, non è il luogo dei veti. Questo è il luogo degli accordi nel senso più nobile. Nessuno può fare dei diktat, né una forza politica eletta al Parlamento europeo, né un Paese. La Bce non c’entra niente” con la discussione sulle nomine dei vertici delle istituzioni europee, ha avvertito. Mentre l’auspicio di Renzi è che anche i vertici d’Europa diventino un po’ più ‘femminili’. “Nella commissione uscente tra le 4 personalità” che ricoprivano gli incarichi di maggiore prestigio “c’era solo una donna”, l’inglese Catherine Ashton, “un risultato dal quale non si può peggiorare. Vediamo, ma non è tema di quote ma di sensibilità”.

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