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Mose, Orsoni patteggia e resta sindaco di Venezia: “Ho sempre fatto il bene della città”

12 giugno 2014 | 11.47
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Il primo cittadino della città lagunare, indagato per finanziamento illecito, durante la conferenza stampa a Ca’ Farsetti, sede del Comune: “La mia campagna gestita dal Pd”.E aggiunge: “Mazzacurati è un millantatore”. Stamattina la revoca dei domiciliari

Mose, Orsoni patteggia e resta sindaco di Venezia: “Ho sempre fatto il bene della città”

Giorgio Orsoni non si dimette dall’incarico di sindaco di Venezia. Lo ha chiarito rispondendo a una domanda durante la conferenza stampa a Ca’ Farsetti, sede del Comune. “Non mi dimetto”, ha detto Orsoni al quale stamattina sono stati revocati dal gip di Venezia gli arresti domiciliari e che ha concordato con i pm dell’inchiesta sul Mose un patteggiamento a 4 mesi: era indagato per finanziamento illecito. Sulla congruità del patteggiamento dovrà esprimersi il gup.

“Credo che questo provvedimento di revoca di arresti domiciliari si commenti da solo, dopo una settimana e il chiarimento avvenuto lunedì con il pm. Devo dire che era un pezzo che chiedevo alla Procura di consentirmi di dare elementi di chiarezza sulle vicende. Ho chiarito, credo nel modo più inconfutabile, che nessun coinvolgimento mio diretto come prospettato dal provvedimento è mai avvenuto”, ha sottolineato Orsoni definendo Mazzacurati, dominus del Consorzio Venezia Nuova, “un millantatore”.

Orsoni è stato arrestato con altre 34 persone il 4 giugno scorso nell’ambito dell’operazione della Gdf su presunte tangenti e finanziamenti illeciti collegati agli appalti per le barriere del Mose che dovranno proteggere Venezia da alte maree e allagamenti.

“I filoni di accusa sono di due tipi”, ha spiegato Orsoni, “che avrei percepito dal mio mandatario elettorale somme illecitamente procurate, cosa che non ho mai sospettato così come per versamenti fatti sul conto del mio mandatario”. “Non ho mai pensato che quei finanziamenti - ha sottolineato - fossero men che leciti: venivano da imprese che fanno capo al consorzio Venezia Nuova ma io non so come si procurassero quei fondi. Non era una cosa che potevo sapere, devo dire che ho saputo solo al termine della campagna elettorale, chi aveva contribuito e chi no”.

“La mia campagna elettorale è stata gestita da partiti che mi hanno sostenuto. È evidente che il maggiore organizzatore campagna è stato il Pd e poi altri partiti”, ha poi sottolineato Orsoni aggiungendo: “Con esponenti del Pd ho più volte interloquito. Non ho mai saputo come le iniziative elettorali venissero pagate. Questo ho detto ai giudici consapevole di avere gestito la città nel modo migliore possibile, mi sono opposto a chi voleva sfruttare la città”, ha concluso.

“Ho incontrato Mazzacurati, fu lui a propormi di sostenere attraverso canali che ritenevo leciti la mia campagna elettorale, compito che lui si era assunto in altre campagne elettorali”, ha spiegato ancora il sindaco di Venezia ripercorrendo la sua vicenda e il coinvolgimento nell’inchiesta sul Mose in un’affollata conferenza stampa. “Non ho mai immaginato - ha spiegato - che si utilizzassero sistemi men che leciti”.

“Mazzacurati l’ho incontrato più volte, insistentemente. Voleva parlarmi dei problemi della città, del Mose e soprattutto dell’Arsenale. Con Mazzacurati ho avuto uno scontro duro e forse c’è stata qualche vendetta nei miei confronti”, ha spiegato ancora.

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