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"Non ci fu diffamazione", Berlusconi perde la battaglia in Cassazione contro il gruppo L'Espresso

11 settembre 2014 | 16.51
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Respinto il ricorso dell'ex Cavaliere condannato dalla Terza sezione a rifondere 10.200 euro di spese processuali. La vicenda processuale era iniziata nel 2001 dopo che 'La Repubblica' riprese e divulgò in campagna elettorale un pezzo dell'Economist dal titolo 'Why Silvio Berlusconi is unfit to lead Italy'

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Silvio Berlusconi ha perso la sua battaglia contro il gruppo editoriale L'Espesso citato per diffamazione. La Cassazione, infatti, con una sentenza della Terza sezione civile ha respinto il ricorso presentato dall'ex presidente del Consiglio, condannandolo a rifondere il gruppo per le spese processuali sostenute, quantificate in 10.200 euro.

La battaglia dell'ex Cavaliere risale al 2001 quando il periodico inglese 'The Economist' fu citato in giudizio per diffamazione a mezzo stampa per via di una famosa copertina che, prima delle elezioni del 2001, (26 aprile) titolava 'Why Silvio Berlusconi is unfit to lead Italy' ('Perché Silvio Berlusconi è inadeguato a guidare l'Italia'). L'articolo, come ricostruisce la sentenza 19152, venne ripreso e divulgato dal quotidiano 'La Repubblica', l'indomani, in un servizio dal titolo 'L'Economist e il Cavaliere - Perché non può governare'. La pubblicazione dei due articoli avvenne in concomitanza con lo svolgimento della campagna elettorale per le elezioni politiche del 2001 nelle quali Berlusconi era candidato. Da qui la richiesta dell'ex premier di risarcimento danni.

Già la Corte d'appello di Roma, nell'ottobre 2007, aveva bocciato la richiesta di Silvio Berlusconi, affermando che la pubblicazione dell'articolo sul quotidiano fondato da Eugenio Scalfari costituiva "legittimo esercizio del diritto di cronaca e di critica".

Giovedì la ratifica di quel giudizio da parte della Cassazione che, bocciando il ricorso dell'ex Cav, ha chiarito che "il giornalista che ha diffuso in Italia la notizia era esonerato dal verificare la verità oggettiva dei fatti narrati dal quotidiano britannico". Rispettato anche "il dovere di terzietà e non decettività, consistente nel non presentare le opinioni altrui come fatti oggettivi". Infine la Cassazione ha fatto notare che "la Corte d'appello, contrariamente a quanto dedotto" da Berlusconi" si è fatta carico di indicare le ragioni per le quali ha ritenuto non superato, da parte del quotidiano 'La Repubblica', il limite della continenza verbale". Da qui il rigetto del ricorso dell'ex premier.

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