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Famiglia, monito di Bagnasco: "Un 'cavallo di Troia' creare nuove figure"

10 novembre 2014 | 17.12
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Il presidente della Cei ribadisce che il nucleo familiare è costituito da un uomo e da una donna. E chiede ai partiti di "rifondare la politica lavorando insieme". Poi sulla crisi: "La disoccupazione persiste ma non scoraggiarsi"

 (Infophoto)
(Infophoto)

"E' irresponsabile indebolire la famiglia creando nuove figure, seppure con distinguo pretestuosi che hanno l’unico scopo di confondere la gente e di essere una specie di cavallo di troia di classica memoria, per scalzare culturalmente e socialmente il nucleo portante della persona e dell’umano". Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, torna a difendere la famiglia "patrimonio e cellula dell'umanità, costituita da un uomo e da una donna nel totale dono di sé", nella prolusione che ad Assisi apre l'assemblea generale della Conferenza Episcopale italiana. La famiglia, come è definita e garantita dalla Costituzione, sottolinea il presidente dei vescovi italiani, "continua ad essere il presidio del nostro Paese, la rete benefica morale e materiale che permette alla gente di non sentirsi abbandonata e sola davanti alle tribolazioni e alle ansie del presente e del futuro. Il forte senso della famiglia deve renderci fieri, in Italia e all'estero".

Famiglia ma non solo. Il presidente della Cei affronta anche i temi della crisi economica. "Al Paese diciamo di tenere desta la speranza, di non scoraggiarsi nelle difficoltà persistenti e, per certi aspetti, crescenti come la disoccupazione che non accenna ad invertire la direzione" sottolinea. L’occupazione, nonostante l’impegno dei responsabili, rileva, "è in discesa. Da quanto ascoltiamo, ci auguriamo che si ragioni non solo in termini di finanza, ma innanzitutto di produzione e sviluppo, assicurando con ogni sforzo che il patrimonio industriale e professionale, di riconosciuta eccellenza, possa rimanere saldamente ancorato in casa nostra: l’esperienza insegna che non esistono garanzie che tengano".

Il presidente della Cei chiede poi anche di "rifondare la politica, rimettere a fuoco che cosa vuol dire stare insieme, lavorare insieme: non è un esercizio astratto, ma la premessa di ogni urgente dover fare". Una premessa che, ricorda Bagnasco, "nell'Italia del dopoguerra, era chiara per tutti". Oggi, "si sente parlare di patto sociale affinché, remando tutti nella medesima direzione, si possa uscire da onde travolgenti. Qualcuno fa riferimento al nostro dopoguerra: dalle macerie delle case e delle persone, chi era in piedi ha realizzato quel patto sociale da cui è nata la Costituzione. Allora c’era un tessuto connettivo del Paese e da quello partivano le legittime differenze che, però, non impedivano di intendersi sui principi fondamentali. Ma oggi?", si chiede. Oggi, "non ci sono macerie di case da ricostruire, sembrano esserci, invece, le macerie dell’alfabeto umano. In realtà, osserva il presidente della Cei, "insieme all’Europa, non attraversiamo soltanto una crisi economica e strutturale, ma siamo in mezzo ad una crisi culturale da prendere sul serio. In questo senso, l’Occidente dovrebbe mettersi maggiormente alla scuola di un’autorità alta, quella di coloro che soffrono, che stanno peggio, ricordando che l’ascolto delle sofferenze illumina e guida ogni politica che intenda essere forma alta di servizio".

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