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Open Arms, nuova udienza processo a Salvini

13 gennaio 2023 | 08.38
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Il vicepremier: "Rischio 15 anni per aver difeso l'Italia". Conte, Di Maio e Lamorgese all'Ucciardone per deporre

(Foto Fotogramma)
(Foto Fotogramma)

Riprende oggi il processo a Matte Salvini, accusato di sequestro di persone e rifiuto di atti di ufficio, per non avere autorizzato nell'agosto 2019 lo sbarco di 147 migranti a bordo della nave Open Arms. Oggi sono attesi l'ex premier Giuseppe Conte e l'ex ministro Luigi Di Maio che dovranno deporre i aula all'Ucciardone di Palermo dove è arrivata anche l'ex ministra Luciana Lamorgese.

Presente Salvini, arrivato in aula poco dopo le 9. Con lui anche l'avvocata Giulia Bongiorno, sua legale. "Oggi sono per l’ennesima volta a Palermo, nell’Aula Bunker dell’Ucciardone famosa per i maxiprocessi contro i mafiosi, per il processo OpenArms. Rischio fino a 15 anni di carcere per aver difeso l’Italia e i suoi confini, salvando vite e facendo rispettare la legge. Sono attesi come testimoni dell’accusa Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Luciana Lamorgese, non ci annoieremo. Vi abbraccio e vi aggiorno", ha scritto su Facebook Salvini.

"È già pronta e sarà depositata lunedì in sei procure della Repubblica una denuncia”, ha fatto sapere Bongiorno, all’inizio dell’udienza. Il legale si riferisce alle rivelazioni sul sommergibile Venuti della Marina che nell’agosto 2019 aveva ripreso, fotografato e registrato l’attività della ong spagnola, "senza che l’importante informativa fosse inserita nei fascicoli valutati dalla magistratura e in particolare da Tar e procure e senza che potesse essere visionata dal Parlamento", ha detto la difesa.

Conte

"L'accordo raggiunto nel 2018 tra l'Italia e gli altri paesi europei non prevedeva una condizione legata allo sbarco dei migranti. Potevano tranquillamente sbarcare, non c'era alcuna pregiudiziale né io l'ho mai posta", ha detto Conte rispondendo alla domanda del Procuratore aggiunto Marzia Sabella. La pm ha chiesto all'ex presidente del Consiglio se "dopo gli incontri con i vertici europei sarebbe stato possibile fare sbarcare i migranti prima della loro effettiva redistribuzione".

"Io non mi sono mai occupato del Pos", il porto ritenuto sicuro per lo sbarco dei migranti. "Non ho mai inteso che il rilascio del Pos potesse essere questione sottratta al ministero competente, era una pratica amministrativa di competenza del ministero di competenza. Ripeto, io non mi sono mai occupato del Pos per ravvisare se c'erano gli estremi per lo sbarco", ha detto ancora.

"Non ho mai sentito parlare, personalmente, del pericolo della presenza di terroristi a bordo della nave Open Arms né di armi pericolose. Non mi è mai stata rappresentata una situazione del genere", ha poi sottolineato.

"Non ricordo delle interlocuzioni con il ministro Salvini" nell'agosto del 2019 suo caso Open Arms, "Parliamo però di una deduzione logica. Eravamo nella fase annunciata della crisi di governo, escluderei una maggiore occasione di dialogo visto il clima che si era instaurato". "In alcuni momenti critici ho chiamato io stesso alcuni leader europei e per cercare di risolvere il problema ma è chiaro che non potevo farlo sistematicamente. Tramite ufficio diplomatico, l'ambasciatore Benassi, ad esempio", ha detto l'ex premier. "La corrispondenza non passava da me ma ritengo che coinvolgesse anche Farnesina e Viminale alla questione degli sbarchi per informare tutti e poi scriveva ai corrispondenti europei", ha aggiunto.

Lamorgese

"Quando ero ministra dell'Interno non ho mai negato la concessione di un Porto Sicuro, e non ho mai emesso un decreto di interdizione. le cose sono cambiate con l'arrivo della pandemia, nel marzo 2020 quando l'Italia non era più un paese sicuro ma per ragioni sanitarie", ha affermato Lamorgese deponendo al processo Open Arms.

"Le Ong rifiutavano sempre di sbarcare nei porti libici perché non li consideravano sicuri. Tripoli ha sempre concesso il Pos ma non sono mai avvenuti sbarchi in quel porto", ha detto ancora l'ex ministra dell'Interno.

"Cercavamo di attivare rapporti con i paesi dell'Europa ai fini di accelerare le procedure per l'indicazione del pos (il place of safety ndr). Non appena l'autorità Sar aveva notizie di salvataggi, comunicava al Dipartimento di pubblica sicurezza che informava il Dipartimento per le libertà civili e immigrazione, che era competente pr l'accoglienza. Perché la Capitaneria di porto aveva competenze in materia nautica ma poi ci sono aspetti specifici", ha affermato inoltre Lamorgese.

Quando era ministra dell'Interno, ha poi spiegato, "i tempi di attesa del Pos (Place of safety ndr) per le navi delle ong era di media 2 o 3 giorni" ma si poteva "arrivare a 7 o 8 giorni se c'era da concordare la redistribuzione con altri Paesi". Poi ha aggiunto: "Durante il mio dicastero le ong non hanno mai violato le regole entrando nelle acque territoriali prima della concessione del pos. Eventuali irregolarità potevano riguardare il mancato rispetto della filiera nella comunicazione dei salvataggi, non altro. Noi abbiamo messo sempre in primo piano il salvataggio delle persone".

Di Maio

"Non c'era alcun automatismo politico tra la concessione del porto e la redistribuzione dei migranti". A dirlo è l'ex ministro Luigi Di Maio deponendo al processo. "Piano piano si è andato consolidando un meccanismo per cui a Bruxelles i singoli paesi aderivano volontariamente alla redistribuzione - dice Di Maio - poi si arriva al settembre 2019 con la riunione dei ministri dell'Interno a Malta dove si sancì il meccanismo anche da un punto di vista formale, ma si era consolidata una prassi". E ribadisce: "Non vi era alcun automatismo politico tra concessione pos e redistribuzione, sicuramente aiutava il dibattito...".

"Nell'estate del 2019 non vi fu alcuna interlocuzione con Matteo Salvini sul caso Open Arms, L'unica interlocuzione che ebbi con Salvini ha riguardato la caduta del governo e non Open arms", ha poi spiegato.

"Non capivamo perché - ha continuato Di Maio - si dovesse rifiutare i Pos sapendo che c'erano paesi europei pronti ad accogliere i migranti. L'unico motivo era che la negazione del Porto sicuro fosse solo una mossa per aumentare il consenso in campagna elettorale".

Open Arms

"Sono 7 anni che le ong del mare vengono indagate, diffamate, ostacolate, bloccate, eppure finora l’unico indagato è l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. Siamo a Palermo per il processo a suo carico, testimoni Conte, Di Maio, Lamorgese. La verità è una: noi salviamo vite", afferma l'ong spagnola Open Arms che, a inizio udienza, ha chiesto di depositare l'esposto denuncia dell'equipaggio del sottomarino che il primo agosto del 2019 aveva ripreso con foto e video il soccorso di migranti da parte della Open Arms. L'esposto è stato presentato lo scorso dicembre presso la procura di Roma.

Nelle scorse udienze sono finiti agli atti del processo gli audio e i video registrati nel corso di una delle operazioni di salvataggio effettuate dalla nave ong nell'agosto 2019. Ma quel materiale, sottolineano da Open Arms, dimostra che il sottomarino della Marina militare, il sommergibile Venuti, "si limitò a documentare con filmati e foto le operazioni di soccorso, senza fornire aiuto e senza segnalare alle autorità competenti la presenza di un'imbarcazione in difficoltà". "Nello stesso tempo - annuncia l'avvocato Arturo Salerni, legale di parte civile Open Arms - deposito il video che è stato registrato nella stessa occasione dalla tv spagnola e riferito allo stesso soccorso compiuto da Open Arms".

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