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Pa, intesa su 4 comparti. Sindacati: "Ora rinnovare contratti"

05 aprile 2016 | 07.38
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Pa, intesa su 4 comparti. Sindacati:

Dopo una trattativa non stop durata 16 ore, alla fine governo e sindacati hanno firmato alle 4 di questa notte, un testo di dodici articoli per la definizione dei comparti di contrattazione e delle relative aree dirigenziali per il triennio 2016-2018, che porta a una drastica riduzione da 11 a 4 dei comparti entro i quali saranno rinnovati i contratti del pubblico impiego.

Soddisfatta il ministro per la Pa Marianna Madia che ha affidato ad un laconico tweet il suo commento. "Stanotte chiuso accordo su riduzione a 4 comparti #PA. Sistema contrattuale più semplice e innovativo per lavoratori pubblici e Paese".

E soddisfatti anche Cgil, Cisl e Uil con i rispettivi segretari generali, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, che ad una sola voce, hanno detto "il governo ora non ha più alibi" per non rinnovare il contratto del pubblico impiego, a margine di una iniziativa dei lavoratori edili. Si avvicina così l'orizzonte per l'avvio della trattativa per il rinnovo dei contratti bloccati dal 2010, la cui illegittimità è stata sancita dalla Corte Costituzionale con una sentenza che risale a giugno 2015. Risultato saliente dell'intesa, firmata all'Aran e dalla gran parte delle confederazioni sindacali presenti al tavolo, ma non ancora da tutte, è la definizione di 4 comparti, in cui vengono aggregati i dipendenti pubblici: Funzioni centrali, Funzioni locali, Istruzione e ricerca e Sanità.

D'ora in avanti si potranno rinnovare 4 contratti ogni 3 anni mentre in passato, nello stesso arco temporale, se ne dovevano rinnovare almeno 22 a livello nazionale, più un'altra decina relativi ad enti che avevano un contratto dedicato", ha detto il presidente dell'Aran Sergio Gasparrini all'Adnkronos nel fornire, dati alla mano, l'importanza dell'accordo.

Tra i punti più delicati su cui si è raggiunto un compromesso è la "breve finestra temporale" all’interno della quale i sindacati meno rappresentativi dovranno realizzare processi di aggregazione o fusione, se vorranno partecipare ai tavoli. Entro 30 giorni dalla firma dell'accordo infatti, dovranno provvedere alle aggregazioni anche se "in via eccezionale, la ratifica da parte degli organismi statutariamente preposti, qualora prevista, può intervenire ed essere inviata all'Aran entro e non oltre il termine perentorio del 31 dicembre 2017" si legge nel testo dell'accordo.

Il più corposo dei quattro comparti, definito il 'compartone' dagli addetti ai lavori, sarà 'Istruzione e ricerca' in cui confluiscono la Scuola, l'Università, Accademie e conservatori, con oltre un milione di dipendenti (1.111.000). A seguire la Sanità con 531.000 dipendenti, poi il comparto Funzioni locali con 457.000 e infine quello delle Funzioni centrali con circa 247.000. Resta esclusa da questa nuova suddivisione, con un ccnl a se stante, la Presidenza del Consiglio, su cui si è svolta un'animata discussione.

L’accordo ha anche operato una ridefinizione degli ambiti sui quali saranno negoziati gli specifici accordi riguardanti la dirigenza pubblica. "In vista dell'avvio della nuova tornata contrattuale, di cui il presente accordo costituisce il fondamentale presupposto, le parti concordano sulla necessità di un confronto ed una riflessione congiunta sui modelli di relazione sindacali nel lavoro pubblico al fine di delineare percorsi evolutivi ed innovativi di revisione degli stessi". E' la dichiarazione congiunta in calce all'accordo.

Punto fondamentale, secondo i sindacati, "rimane la centralità del contratto nazionale, la valorizzazione della contrattazione decentrata, dando pienezza delle funzioni alle Rsu, e recuperando, per via contrattuale, titolarità in termini di organizzazione del lavoro e organizzazione dei servizi. Per noi riqualificare le Pubbliche amministrazioni, valorizzando le professionalità e i servizi resi ai cittadini, rimane il punto centrale”.

Ci sono, nel testo, due elementi critici per la Cgil. "Il primo, l'autonomia della presidenza del Consiglio. Per questa via, infatti, il governo applica la legge Brunetta per difendere una un bacino ristretto di lavoratori. Secondo punto, i dirigenti tecnici professionali amministrativi della sanità. Non siamo infatti d'accordo che si riunifichi questa parte della dirigenza della sanità con quella delle autonomie locali. Seguendo questa linea - prosegue la Cgil - si rompe l'unicità dei contratti e si afferma una competenza indistinta della dirigenza, a prescindere del comparto di appartenenza. Norma che abbiamo contestato nella riforma della dirigenza della delega Madia".

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