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Scuola, Papa Francesco: "Un'ingiustizia gli insegnanti malpagati"

14 marzo 2015 | 13.01
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Ai prof cattolici: "Amate di più gli studenti difficili". Poi sottolinea: "Non abbandonare le periferie all'emarginazione". 8 dicembre 'Giubileo della Misericordia'. Frati Assisi: "Ricalca il pensiero di San Francesco". Cappuccini di S. Giovanni Rotondo: "Cara a Padre Pio". Coccopalmerio: "Occasione per far sentire amate le persone". Teologo che ha guidato gli Esercizi spirituali: "Un sigillo al pontificato". Stampa straniera: due anni di continue sorprese. L'Anno Santo dedicato alla remissione dei peccati/Scheda. Bergoglio: "Ho la sensazione che il mio pontificato sarà breve". VAI ALLO SPECIALE

Papa Francesco (Infophoto) - INFOPHOTO
Papa Francesco (Infophoto) - INFOPHOTO

Un'ingiustizia che gli insegnanti siano malpagati. E' questa la denuncia di Papa Francesco in occasione dell'incontro con i professori cattolici dell'Uciim. Interrompendo il discorso, Papa Francesco parla a braccio per esprimere tutto il suo dolore per il fatto che i professori siano pagati poco: "Insegnare è un lavoro bellissimo, peccato che gli insegnanti sono malpagati: è una ingiustizia. Non è solo il tempo che spendono per fare scuola: debbono prepararsi".

Ai professori cattolici, il Papa invita ad "amare di più gli studenti 'difficili'". Chi non ha voglia di studiare, chi vive nel disagio, disabili e stranieri, queste realtà, ammonisce il Papa, rappresentano la vera "grande sfida per la scuola". Da qui il monito ad impegnarsi "nelle periferie della scuola".

Udienza del Papa in Aula Paolo VI con I membri dell'Uciim: "Non può mancare fra i compiti dell’Uciim quello di illuminare e motivare una giusta idea di scuola, oscurata talora da discussioni e posizioni riduttive. La scuola è fatta certamente di una valida e qualificata istruzione, ma anche di relazioni umane - osserva il Papa - che da parte nostra sono relazioni di accoglienza, di benevolenza, da riservare a tutti indistintamente. Anzi, il dovere di un buon insegnante - a maggior ragione di un insegnante cristiano – è quello di amare con maggiore intensità i suoi allievi più difficili, più deboli, più svantaggiati".

"Gesù direbbe: se amate solo quelli che studiano, che sono ben educati, che merito avete? Qualsiasi insegnante si trova bene con questi studenti. A voi chiedo - è il monito di Francesco - di amare di più gli studenti 'difficili', quelli che non vogliono studiare, quelli che si trovano in condizioni di disagio, i disabili e gli stranieri, che oggi sono una grande sfida per la scuola. Se oggi un’Associazione professionale di insegnanti cristiani vuole testimoniare la propria ispirazione, è chiamata ad impegnarsi nelle periferie della scuola, che non possono essere abbandonate all’emarginazione, all’ignoranza, alla malavita".

"In una società che fatica a trovare punti di riferimento - avverte Bergoglio - è necessario che i giovani trovino nella scuola un riferimento positivo. Essa può esserlo o diventarlo se al suo interno ci sono insegnanti capaci di dare un senso alla scuola, allo studio e alla cultura, senza ridurre tutto alla sola trasmissione di conoscenze tecniche ma puntando a costruire una relazione educativa con ciascuno studente, che deve sentirsi accolto ed amato per quello che è, con tutti i suoi limiti e le sue potenzialità".

Papa Francesco si rivolge agli insegnanti con un simpatico 'cari colleghi e colleghe' perché Bergoglio è stato professore di letteratura a Buenos Aires. "Cari colleghi e colleghe, permettetemi di chiamarvi così, perché anch’io - spiega loro - sono stato insegnante come voi e conservo un bel ricordo delle giornate passate in aula con gli studenti. Vi saluto cordialmente e ringrazio il presidente per le sue cortesi parole. Insegnare è un lavoro bellissimo, perché consente di veder crescere giorno dopo giorno le persone che sono affidate alla nostra cura".

"È un po’ come essere genitori, almeno spiritualmente. E’ una grande responsabilità! Insegnare è un impegno serio - osserva il Papa - che solo una personalità matura ed equilibrata può prendere. Un impegno del genere può incutere timore, ma occorre ricordare che nessun insegnante è mai solo: condivide sempre il proprio lavoro con altri colleghi e con tutta la comunità educativa cui appartiene".

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