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Papa Francesco ai vescovi: "Parlate senza paura, con franchezza e libertà"

06 ottobre 2014 | 11.17
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Bergoglio in apertura dei lavori del Sinodo straordinario sulla famiglia: "Ascoltate con umiltà e accogliete con cuore aperto quello che dicono i fratelli". Poi assicura che ''la presenza del Pontefice è garanzia per tutti''. Kasper: ''Troveremo un largo consenso e vincerà la misericordia''

(Infophoto)
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Franchezza, chiarezza, libertà: sono le tre indicazioni che Papa Francesco dà ai vescovi, in apertura dei lavori del Sinodo straordinario sulla famiglia.

Dal Pontefice arriva l'esortazione a ''parlare chiaro e con franchezza, dicendo tutto quello che si sente di dover dire senza pavidità'' e allo stesso tempo ''ad ascoltare con umiltà e ad accogliere con cuore aperto quello che dicono i fratelli''.

Ricordando un episodio avvenuto al Concistoro dello scorso febbraio, nel quale si è affrontato il tema della famiglia, il Papa racconta: ''Un cardinale mi ha scritto lamentando che alcuni porporati non hanno avuto il coraggio di dire alcune cose per rispetto del Papa, ritenendo che forse il Papa pensasse qualcosa di diverso. Questo non va bene - avverte Francesco - questo non è sinodalità, che si esercita con questi due atteggiamenti: parlare con parresia - ovvero con franchezza e chiarezza - e farlo con umiltà e con tanta tranquillità e pace, perché il Sinodo si svolge sempre 'cum Petro' e 'sub Petro' e la presenza del Papa è garanzia per tutti''. L'altro elemento messo in luce da Papa Francesco è la necessità di ''ascoltare con umiltà''.

Nella relazione del cardinale Peter Erdo, in apertura del Sinodo straordinario, il porporato sottolinea che "non è azzardato ritenere che non pochi dei matrimoni celebrati in chiesa possano risultare non validi''.

''Per la larga diffusione della mentalità divorzista in molte società - dice Erdo - accade frequentemente che le parti che celebrano un matrimonio canonico lo fanno riservandosi il diritto di divorziare e di contrarre un altro matrimonio in presenza di difficoltà nella convivenza: tale simulazione rende invalido il matrimonio''.

Per il cardinale ''occorrerebbe valutare la rilevanza dell'intenzione della fede dei nubendi" secondo il principio generale per cui, "per la validità di un sacramento, è necessario che vi sia l'intenzione di fare ciò che fa la Chiesa'', che ''in primo luogo afferma il valore irrinunciabile della verità dell'indissolubilità del matrimonio, fondata sul progetto originale di Dio''.

''La famiglia incontra oggi molte difficoltà ma non è certamente un modello fuori corso'' sottolinea il relatore generale. Che rileva ''un diffuso desiderio di famiglia tra i giovani'' nonché ''la testimonianza di molti matrimoni cristiani vissuti felicemente: queste esperienze positive non vanno perse di vista - raccomanda - malgrado le diffuse situazioni precarie e irregolari".

E dopo la famiglia, i figli: non volerli o volerli ad ogni costo sono due facce di una stessa medaglia chiamata egoismo. Nella relazione d'apertura del Sinodo straordinario dei vescovi sulla famiglia, Erdo osserva che ''non è raro trovare coppie che scelgono deliberatamente di non avere figli; situazione paradossalmente simile a quella di chi fa di tutto per averne. In entrambi i casi, la possibilità di generare un figlio è appiattita sulla propria capacità di autodeterminazione, ricondotta ad un progetto che metta al centro se stessi: i propri desideri, le proprie aspettative, la realizzazione dei propri progetti che non tengono presente l'altro''.

Per il cardinale Erdo, ''non è di poco conto la diffusa mentalità egoista che si chiude alla vita, con la preoccupante crescita della pratica abortiva. Lo stesso egoismo - osserva - può condurre alla falsa visione di considerare i figli come oggetti di proprietà dei genitori, che possono essere 'fabbricati' secondo i loro desideri''.

Alla Chiesa arriva poi un'indicazione: che resti al fianco di chi è stato 'ferito' dalla vita. ''In concreto - ricorda Erdo - ci viene chiesto prima di tutto di porci a fianco delle nostre sorelle e dei nostri fratelli; di essere attenti alla loro vita e di essere in particolare vicini a coloro che sono stati feriti dalla vita e aspettano una parola di speranza''.

Un duplice rifiuto a proposito di omosessualità viene poi messo in risalto nella relazione d'apertura: cioè, no alle discriminazioni e no alle unioni. ''Emergono due aspetti chiari riguardo l'omosessualità - riferisce il cardinale Erdo - prima di tutto un ampio consenso riguardo al fatto che persone di tendenza omosessuale non devono essere discriminate. In secondo luogo, emerge con altrettanta chiarezza che da parte della maggioranza dei cattolici non è attesa una equiparazione di questi rapporti con il matrimonio tra uomo e donna".

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