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Papa Francesco canonizza quattro beate, tra cui le prime due sante palestinesi: "Guardare con speranza al futuro"

17 maggio 2015 | 11.38
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Il Pontefice a Piazza San Pietro: "La missione di annunciare la resurrezione di Cristo non è un compito individuale". In platea anche il presidente palestinese Abu Mazen, che ieri ha incontrato Francesco

Papa Francesco (Infophoto) - INFOPHOTO
Papa Francesco (Infophoto) - INFOPHOTO

Papa Francesco celebra in piazza San Pietro la messa di canonizzazione di quattro beate, fra cui le prime due sante palestinesi. E in platea è presente Abu Mazen, presidente dello Stato di Palestina così come viene riconosciuto dalla Santa Sede, in vista della firma dell'Accordo diplomatico.

Ad assistere alla celebrazione, a capo delle delegazioni ufficiali, anche il sottosegretario italiano alla presidenza del Consiglio dei ministri Claudio De Vincenti, il ministro dell'Interno francese Bernard Cazeneuve, l'ambasciatore israeliano Zion Evrony e l'ambasciatore giordano Makram Queisi.

"I cristiani di queste terre guardino con speranza al futuro, proseguendo nel cammino della solidarietà e della convivenza fraterna", è l'auspicio che Papa Francesco esprime, rivolgendosi alle delegazioni di Palestina e Israele, nonché di Giordania, Italia e Francia, prima della recita del 'Regina Coeli' al termine della messa.

Nell'omelia della celebrazione liturgica nella Domenica dell'Ascensione, il Papa sottolinea che "la missione di annunciare Cristo risorto non è un compito individuale, ma è da vivere in modo comunitario, testimoniando l'unità fra di noi e la carità verso tutti". Francesco osserva che "gli apostoli hanno fatto l’esperienza diretta e stupenda della Resurrezione; sono testimoni oculari di tale evento. Grazie alla loro autorevole testimonianza, in molti hanno creduto; e dalla fede nel Cristo risorto sono nate e nascono continuamente le comunità cristiane. Anche noi, oggi, fondiamo la nostra fede nel Signore risorto sulla testimonianza degli apostoli giunta fino a noi mediante la missione della Chiesa".

Ricorda Francesco: "La nostra fede è legata saldamente allo loro testimonianza come ad una catena ininterrotta dispiegata nel corso dei secoli non solo dai successori degli apostoli, ma da generazioni e generazioni di cristiani. A imitazione degli apostoli, infatti, ogni discepolo di Cristo è chiamato a diventare testimone della sua Resurrezione, soprattutto in quegli ambienti umani dove più forte è l’oblio di Dio e lo smarrimento dell’uomo".

Papa Francesco ricorda le figure delle quattro beate oggi proclamate sante: "suor Giovanna Emilia de Villeneuv e, che ha consacrato la sua vita a Dio e ai poveri, ai malati, ai carcerati, agli sfruttati, diventando per essi e per tutti segno concreto dell’amore misericordioso del Signore; suor Maria Cristina Brando, che dall’incontro cuore a cuore con Gesù risorto presente nell’Eucaristia, riceveva la forza per sopportare le sofferenze e donarsi come pane spezzato a tante persone lontane da Dio e affamate di amore autentico".

E ancora: "suor Maria Baouardy che, umile e illetterata, seppe dare consigli e spiegazioni teologiche con estrema chiarezza, frutto del dialogo continuo con lo Spirito Santo. La docilità allo Spirito l’ha resa anche strumento di incontro e di comunione con il mondo musulmano - sottolinea il Papa - Così pure suor Maria Alfonsina Danil Ghattas ha ben compreso che cosa significa irradiare l’amore di Dio nell’apostolato, diventando testimone di mitezza e di unità: ci offre un chiaro esempio di quanto sia importante renderci gli uni responsabili degli altri, di vivere l’uno al servizio dell’altro".

A conclusione della sua omelia, Francesco invita i fedeli a riflettere e a porsi alcuni interrogativi sul modo di vivere la loro fede: "Come io sono testimone di Cristo risorto? Come rimango in Lui, come dimoro nel suo amore? Sono capace di 'seminare' in famiglia, nell’ambiente di lavoro, nella mia comunità, il seme di quella unità che Lui ci ha donato partecipandola a noi dalla vita trinitaria?".

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