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"Pedemontana lombarda si farà"

17 febbraio 2019 | 13.49
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Fonti Milano Serravalle: "Opera formidabile" - Palumbo: "Almeno due tratte entro fine legislatura"

(Fotogramma)
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di Vittoria Vimercati

La Pedemontana lombarda si farà e almeno due tratte delle tre mancanti, la B2 e la C, potrebbero essere concluse entro la fine di questa legislatura in Lombardia. Fonti qualificate confermano l'intenzione di andare avanti per finire "un'opera formidabile e utilissima alle imprese della regione". Sull'autostrada, "non c'è bisogno di alcuna analisi di costi e benefici perché - spiegano le fonti di Milano Serravalle, la società che controlla Autostrada Pedemontana - una cosa del genere è già stata fatta e la società è orientata a finirla, anche perché il 30% è già in funzione". E' dello stesso avviso anche il consigliere regionale Angelo Palumbo, presidente della Commissione Territorio e Infrastrutture, che a due mesi dall'arrivo di undici manifestazioni di interesse per chiudere l'opera, sottolinea: "In Regione la volontà politica è chiara e parte dal governatore Fontana. Io penso che almeno due tratte, la B2 e la C, da Lentate sul Seveso fino allo svincolo di Arcore, possono essere finite entro il 2023".

Palumbo, eletto con Forza Italia e originario di Cassano Magnago (Varese), è stato a lungo impegnato anche a livello locale per la realizzazione dell'opera e non pensa che il clima di incertezza che si respira nel Paese sul tema delle grandi infrastrutture possa influire sulla conclusione dell'autostrada, che ha un costo complessivo di 4 miliardi.

"Questa - dice all'Adnkronos - non è un'opera finanziata con i soldi dello Stato. Un fronte ampio della maggioranza in consiglio regionale è d'accordo e ha impegnato un presidente di regione a trovare i fondi e a finire l’opera". Nessun rischio quindi che chi ha fatto la sua manifestazione di interesse possa salutare e andarsene temendo analisi di costi e benefici? "Secondo me - dice - l'opera si farà, è un investimento più che sicuro e garantito politicamente".

Stando alle indiscrezioni circolate, tra le 11 manifestazioni di interesse - alcune arrivate anche dalla Cina - tre sarebbero particolarmente serie, ma sul dossier c'è ancora il massimo riserbo. La società autostradale è al momento al lavoro su una nuova gara per trovare sia un general contractor sia un "operatore economico" che finanzi le tratte rimanenti, la B2, la C e la D, che hanno un costo totale residuo di 2,62 miliardi. Secondo l'ultimo studio presentato dalla società in Commissione Territorio e Infrastrutture, le gare dovrebbero essere bandite entro giugno.

In passato, l'obiettivo del management dell'Autostrada Pedemontana e di Milano Serravalle, società a maggioranza pubblica che controlla Pedemontana al 79%, era stato quello di cercare di coinvolgere la Bei e la Cdp per cofinanziarla, ma non è chiaro se questa strada sia ancora percorribile. Lo stesso general contractor che progetterà ed eseguirà i lavori delle tre tratte dovrebbe essere chiamato a "prefinanziare" l'opera per poi probabilmente trasformare l'investimento in quota di capitale. La volontà politica in Lombardia c'è ed è forte: "Per quanto riguarda almeno Forza Italia, questa è una questione campale in Lombardia: qui, Pedemontana lombarda è quello che per il fronte moderato rappresenta la Tav a livello nazionale e va finita", sottolinea ancora Palumbo.

Come ha ricordato ad ottobre in Commissione l'amministratore delegato di Pedemontana, Andrea Mentasti, un aspetto cruciale è quello dell'equity: "Oggi - ha detto - la prima cosa di cui abbiamo bisogno è che i soci immettano capitale". E chi sono i soci? Oltre alla Milano Serravalle, e quindi la Regione, con quasi l'80%, ci sono Intesa SanPaolo (17,3%) e Ubi banca (3,3%), che risulterebbero intenzionate a restare nella società.

Il secondo ordine di problemi è che i lavori sono fermi dal 2015, tra questioni burocratiche e il contenzioso con Strabag, la società appaltante con cui Pedemontana ha risolto il contratto ed è in causa. Negli ultimi anni, "la richiesta di fallimento avanzata dalla Procura di Milano e tutto ciò che ne è seguito ha rallentato tutto, ma da quando è iniziata la legislatura ho visto che il tema ha preso una piega spedita, anche per la pressione di imprese e associazioni", osserva Palumbo. L'opera, in particolare, "non servirà solo alle province". La prima realtà a beneficiarne sarà Milano: "Il traffico sul capoluogo risulterà molto decongestionato e se la politica tariffaria sarà fatta con intelligenza, come io credo, il traffico sulla tratta è destinato ad aumentare con ritorni interessanti per i soci".

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