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Il caso

Pezzi di muro Usa-Messico smontati e rivenduti al chilo a Ciudad Juárez

27 gennaio 2017 | 11.46
LETTURA: 3 minuti

(Afp)
(Afp)

Se l'annuncio sulla sua costruzione è ufficiale solo da qualche giorno, il muro al confine tra Usa e Messico è già realtà da lungo tempo. Ne sanno qualcosa i cittadini di Ciudad Juárez, città messicana nello stato settentrionale di Chihuahua, che del muro di lamiere alto 5 metri presente ai confini del territorio ne hanno fatto un modesto business. Come riporta infatti il quotidiano online 'La Opción de Chihuahua', dall'inizio dei lavori di ristrutturazione del muro gli juarenses hanno sistematicamente rubato le aste di sostituzione della recinzione con l'obiettivo di rivenderla in cambio di un paio di pesos al chilo. In barba alla stretta sorveglianza, frutto di un accordo bilaterale, delle autorità messicane e statunitensi che pattugliano la zona.

Oltre sei mesi fa - nel nord ovest della città, tra la colonia Anapra e Sunland Park - si è infatti riaperto il cantiere per dotare il muro di una base in cemento, dando anche il via alla sostituzione e alla saldatura della lamiere di circa due metri che servirebbero per impedire il passaggio di immigrati clandestini sul confine.

"Nonostante la stretta sorveglianza municipale e federale, oltre alle pattuglie dispiegate via terra e via aria sul lato del confine con gli Stati Uniti, i giovani juarenses - sottolinea 'La Opción de Chihuahua' - sono comunque riusciti finora non solo a rubare materiale per rivenderlo, ma anche a passare illegalmente il confine con gli Usa". La colonia Anapra, spiega il quotidiano, continua tuttora ad essere una delle aree attraverso le quali passano la maggior parte degli immigrati irregolari di Ciudad Juárez, motivo per il quale il governo degli Stati Uniti aveva deciso di rafforzare la barriera al confine, pagando di tasca propria. Un'operazione che, almeno finora, si è risolta solo in un piccolo business alle spalle di Trump.

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