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Ambiente: Parco San Rossore, cambiare la legge per salvare il pinolo italiano

25 giugno 2015 | 18.59
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Ambiente: Parco San Rossore, cambiare la legge per salvare il pinolo italiano

Cambiare la legge per sconfiggere con un'arma naturale il parassita che rischia di uccidere per sempre i pinoli italiani e le nostre pinete. E' l'appello lanciato dall'Ente Parco regionale Migliarino San Rossore Massaciuccoli, dove il pinolo biologico è considerato uno dei prodotti tipici tra i più rinomati.

A causa degli attacchi sempre più frequenti di insetti e virus alieni che come vere e proprie armi batteriologiche negli ultimi anni, complici i cambiamenti climatici, varcano i confini e colpiscono la nostra flora, il paesaggio mediterraneo e le nostre produzioni rischiano di essere stravolte.

Il primo è stato il Punteruolo rosso che ha devastato le palme di mezza Italia, poi è arrivata la vespa cinese che ha aggredito i castagni mettendo in ginocchio la produzione nostrana, quindi il batterio della Xylella fastidiosa arrivato dagli Usa a infettare gli ulivi secolari della Puglia ha minato per ultimo la preziosa produzione dell'olio extravergine. Mentre a insidiare i pini, ormai da un decennio è ilcimicione delle conifere, piombato sui nostri pini dal Nord America ad avvelenare le pigne seccandone i pinoli all'interno.

"Una svista normativa - denuncia l'Ente Parco regionale di Migliarino San Rossore Massaciuccoli - impedisce dal 2010 di rilasciare in natura un antagonista naturale di questo insetto. Nel 2003 infatti l'Italia, nella legge di recepimento della direttiva Habitat dell'Unione europea, ha stabilito che 'sono vietate la reintroduzione, l'introduzione e il ripopolamento in natura di specie e popolazioni non autoctone', quindi tutte quelle esotiche o aliene".

Il nostro Paese è però uno dei pochi stati membri nei quali il legislatore si è fermato alla frase iniziale, senza prevedere un percorso autorizzativo in deroga, diversamente da ciò che è invece avvenuto nella maggior parte degli altri Stati europei. Di conseguenza, ogni volta che sono state presentate delle domande per liberare in natura l'antagonista del cimicione, individuato proprio grazie a uno studio italiano finanziato dal ministero delle Politiche agricole in una piccola vespa presente in Nord America (nome scientifico Gryon pennsylvanicum), gli esperti si sono visti rispondere picche.

Questa vespa depone le proprie uova dentro quelle dell'insetto invasivo, nutrendosi di queste ultime. Parallelamente, il Gruppo di Entomologia del Centro di ricerca per l'agrobiologia e la pedologia di Firenze che ha condotto lo studio, ha condotto un'attenta analisi del rischio appurando che, con la sua immissione in natura, l'antagonista del "cimicione" non entrerebbe in competizione con altre specie autoctone. Per ottenere questa deroga l'Ente Parco si è fatto così promotore di un'iniziativa volta a stimolare una modifica normativa da parte del Parlamento e consentire l'introduzione dell'insetto antagonista.

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