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Prosegue calo disoccupazione, Renzi plaude, ma Cgil e Uil gelano entusiasmo

(Infophoto) - INFOPHOTO
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30 ottobre 2015 | 19.27
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Continua a flettersi la disoccupazione a settembre, compresa quella giovanile, mentre frena l'occupazione dopo la crescita degli ultimi tre mesi e tornano a ingrossarsi le file degli inattivi, quelli che il lavoro non lo cercano più. E' questa la fotografia che l'Istat consegna al Paese: un tasso di disoccupazione all’11,8% in calo di 0,1 punti percentuali che prosegue il trend discendente di luglio (-0,5 punti) e agosto (-0,1 punti); lieve flessione anche per quella giovanile che scende al 40,5% con un calo di 0,2 punti percentuali; una stima degli occupati che diminuisce a settembre dello 0,2% (-36 mila di cui -26mila lavoratori dipendenti e -10 mila indipendenti) e che ritocca all'ingiù il tasso di occupazione di 0,1 punti percentuali. Sale a settembre su agosto anche il numero degli inattivi tra i 15 e i 64 anni dello 0,4% (+53 mila persone inattive). L'occupazione però, nonostante il rallentamento di settembre, cresce su base annua dello 0,9%, +192 mila posti, portando il tasso ad un aumento di 0,6 punti percentuali.

Ed è a questi ultimi dati che guarda il premier Matteo Renzi per commentare la performance del mercato del lavoro italiano e suonare la carica:" il Jobs act ha restituito credibilità a livello internazionale, ma soprattutto ha creato opportunità e posti di lavoro stabili. È la volta buona, l'Italia riparte", annota su Facebook mettendo in fila dati congiunturali e tendenziali. Certo, aggiunge, resta "molto da fare, ancora ma non dimentichiamo che eravamo sopra al 13% di disoccupazione a livello generale e oltre il 46% per i giovani. Sono percentuali e numeri, certo, ma sono anche persone, vite, famiglie, destini".

A plaudire anche il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti secondo cui i dati "confermano il miglioramento strutturale del mercato del lavoro" per nulla preoccupato dalla frenata dell'occupazione registrata a settembre: "si inscrive nelle fisiologiche oscillazioni del mercato del lavoro", dice ancora ricordando tutti i segnali positivi arrivati fino ad oggi, dal miglioramento delle previsioni di Pil di Bankitalia alla rinnovata fiducia espressa da consumatori e imprese. La ripresa, dunque, per Poletti a questo punto "è ormai avviata e le riforme intraprese dal governo la consolidano e la rafforzano”.Ma Cgil e Uil gelano gli entusiasmi e attaccano.

"E' molto faticoso dire che passare dal 41 al 40,5 del tasso di disoccupazione giovanile, che resta drammatico, sia un dato positivo. Continuiamo ad essere 20 punti sopra la media europea tanto per dare una coordinata", commenta il leader Cgil, Susanna Camusso che pur riconoscendo " leggeri segnali positivi" annota anche "l'aumento degli scoraggiati" e un lontanissimo obiettivo dai livelli pre-crisi. "Servirebbero politiche che creino posti di lavoro ma purtroppo si e' scelta ancora una volta la strada della riduzione fiscale a pioggia", commenta.

Toni ipercritici anche dalla Uil: "sono dati sconfortanti", dice il segretario confederale, Guglielmo Loy secondo cui "l’aumento dell’inattività e il calo congiunturale dell’occupazione, su cui ha pesato maggiormente la diminuzione dei contratti a tempo indeterminato, sono elementi preoccupanti che non possono essere sottovalutati", ammonisce. E anche per l'Ugl i dati Istat certificano solo "piccoli segnali di crescita che resteranno tali fintanto che il governo non realizzerà vere politiche di sviluppo". Solo la Cisl parla di numeri "positivi" invitando il Governo a non abbassare la guardia.“Ora occorre che si intervenga in maniera decisa confermando gli incentivi all’occupazione, premiando l’occupazione aggiuntiva e sostenendo le aree deboli del Paese", dice il segretario confederale della Cisl, Gigi Petteni.

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