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Coronavirus: il prete operaio di Pomigliano vicino a Di Maio, ‘anch'io andrei in piazza per i diritti’

28 ottobre 2020 | 18.46
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Coronavirus: il prete operaio di Pomigliano vicino a Di Maio, ‘anch'io andrei in piazza per i diritti’

Il prete operaio di Pomigliano, il ‘sacerdote’ di Luigi Di Maio, non fosse per i suoi ottanta anni sarebbe pronto a manifestare con quanti in queste giorni gridano la loro rabbia contro le chiusure disposte dal governo per l’emergenza coronavirus con il nuovo Dpcm. “Io - dice all’Adnkronos don Peppino Gambardella - isolando le frange violente che nulla hanno a che vedere con chi manifesta civilmente, protesterei ogni volta che c’e’ da fare valere dei diritti, anche se devo fare i conti con l’età”.

Don Gambardella, che come racconta, continua ad andare davanti alle fabbriche per chiedere aiuti per l’associazione ‘Legami di solidarietà’ fondata tempo fa insieme al segretario Cgil Landini e a don Ciotti per aiutare licenziati e disoccupati, osserva: “Come adesione dell’anima sto con tutto me stesso con chi manifesta senza violenza per avere aiuti. La politica deve affrontare questo problema di emergenza nazionale; da parte nostra vogliamo sostenere il governo ad intraprendere le strade giuste, dall’altra parte però il governo dovrebbe farsi carico di queste fasce deboli ma non vedo che sia stato fatto qualcosa. C’è sempre un modo per provvedere e sostenere grandi industrie, grandi categorie ma come mai verso gli scartati non si fa nulla? Sì, hanno fatto il reddito di cittadinanza e poi? Vedo che il problema ancora una volta non è stato affrontato. Evidentemente non contano sul piano del ritorno”.

Ora che ricominciava a rialzare la testa è arrivato questo nuovo Dpcm che l’ha rimessa in difficoltà

Il prete operaio di Pomigliano, paese di origine del ministro degli Esteri Di Maio di cui per tanti anni è stato padre spirituale, analizza la rabbia delle piazze: “Eliminando le frange violente, c’è il grido di chi è nel totale disagio: alcuni hanno il coraggio di scendere in piazza, altri sono rassegnati e restano nel loro mondo, al chiuso. La protesta è la punta dell’iceberg e dice che siamo in un momento difficile per la gestione della vita ordinaria. C’è il problema del lavoro per chi lo ha, aggravato da tante situazioni intervenute col coronavirus. Poi c’è il problema di chi non lavora o lavora al nero. Le manifestazioni sono segno chiaro di una situazione di gravità. Io con l’associazione seguo una signora che ha un ristorante: la aiutiamo a pagare le bollette. Ora che ricominciava a rialzare la testa è arrivato questo nuovo Dpcm che l’ha rimessa in difficoltà”.

Considera don Peppino Gambardella: “Tensioni e gente in fila a chiedere aiuti alle parrocchie sono destinati ad aumentare. Ad ascoltarle queste persone del governo sembrano sensibili e responsabili ma come mai i problemi delle fasce più deboli non vengono risolti? Il problema c’è, è enorme”.

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