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Acqua: 7,4 mld mc/anno impronta idrica mondiale, il doppio del Mississippi

28 settembre 2017 | 10.00
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(Fotolia)
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Se ogni giorno, in media, una persona beve 2 litri d’acqua, per alimentarsi ne consuma fino a 5mila. Questa acqua 'nascosta' nel cibo è la cosiddetta 'impronta idrica', ovvero il totale di acqua che è stata utilizzata in tutte le fasi di produzione di un bene, non solo alimentare. L'impronta idrica globale ammonta a 7.452 miliardi di metri cubi di acqua dolce l’anno, pari a 1.243 metri cubi pro-capite, ossia più del doppio della portata annuale del fiume Mississippi.

Secondo i dati elaborati dal Food Sustainability Index, in Italia l’impronta idrica agricola, relativa cioè al cibo che mangiamo, contribuisce per l’89% alla nostra impronta idrica totale, posizionandoci all’ultimo posto in Europa per impronta idrica pro-capite, con un valore di 2.232 metri cubi di acqua dolce l’anno consumata da ciascuno. In questa classifica, inoltre, l’Italia è sesta al mondo per “disponibilità di acqua”, eppure continuiamo a consumarne una quantità molto ingente.

Meno acqua nel piatto, ecco i menu che tagliano il consumo

L'Indice mostra performance piuttosto scarse per quanto riguarda l’utilizzo destinato per le produzioni agroalimentari (51.08 su 100 il punteggio attribuito) e in termini di “acqua usata dall’agricoltura sul totale delle risorse idriche rinnovabili” (59.78 su 100). Senza contare poi che in media il 27% dell’acqua, in Italia, si perde tra prelievo ed erogazione (si va dal 23% del Nord al 30% del Sud e delle Isole).

Intervenendo sulle scelte alimentari questo consumo potrebbe essere drasticamente ridott o. Ad esempio, adottando una dieta vegetariana il consumo di acqua virtuale oscilla tra i 1.500 e i 2.600 litri, mentre una dieta ricca di carne ne consuma 4.000/5.400. Per fare un esempio concreto, dietro un pasto composto da una porzione di crema di ceci, una di fagiolini e patate al vapore con scaglie di grana e un frutto, si ci sono 1.446 litri di acqua; dietro un filetto di manzo, una porzione di insalata mista condita con olio, una fetta di pane e un frutto ce ne sono 3.244.

Ancora meglio con un menù vegano: una porzione di crema di verdure e risoni, una porzione hummus di ceci e una fetta di pane contengono 940 litri di acqua. A fare il calcolo è il Barilla Center for Food & Nutrition in occasione del Forum “Regole dell'acqua, regole per la vita” che si tiene in questi giorni a Milano.

Il settore agricolo tra quelli che consumano di più

“Tra agricoltura, industrie e famiglie, è il settore agricolo a consumare più acqua. In media il 70% del prelievo totale di acqua dolce è destinato all’irrigazione, mentre l’industria ne consuma il 22% e il restante 8% è dedicato all’uso domestico - spiega Marta Antonelli, Research Programme Manager della Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition - Il peso dell’agricoltura è ancora più alto nei Paesi a medio e basso reddito, dove il consumo raggiunge anche il 95% del totale ed è caratterizzato da molte inefficienze".

A livello mondiale ci sono 1,4 miliardi di km cubi di acqua, ma solo lo 0,001% del totale è effettivamente disponibile per l’utilizzo dell’uomo. Con gli attuali trend di consumo, nel 2050 avremo bisogno del 60% di cibo in più e quindi di più acqua per produrlo.

Germania, Colombia e Regno Unito i Paesi più virtuosi

Secondo il Food Sustainability Index, che analizza quattro macro parametri ("Impatto ambientale dell'agricoltura sull'acqua", "Sostenibilità del ritiro dell'acqua", "Scarsità dell'acqua" e "Gestione dell'acqua"), sono rispettivamente Germania, Colombia e Regno Unito i tre Paesi che si piazzano sul podio di quelli più virtuosi in tema di consumi idrici; all'altra estremità della classifica troviamo invece Arabia Saudita, l'Egitto e India.

“Ogni giorno, nel mondo, 30.000 persone muoiono per mancanza di acqua così come 1000 bambini muoiono per malattie legate alla mancanza di acqua pulita. Se a questo aggiungiamo che nei prossimi decenni la combinazione tra la crescita della popolazione, il riscaldamento globale e la modifica delle preferenze alimentari eserciteranno una crescente pressione sulle fonti idriche per l'agricoltura, diventa allora fondamentale sensibilizzare l’opinione pubblica, ma anche media e altri stakeholder sull’importanza delle nostre scelte individuali perché queste sì, possono fare la differenza per il benessere del Pianeta.

Di questo e di altri temi relativi alle scelte alimentari e all’impatto che hanno sulla salute e sull’ambiente si parlerà nel corso dell’ottavo Forum su Alimentazione e Nutrizione organizzato dalla Fondazione Barilla che si terrà a Milano il 4 e il 5 dicembre.

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