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Quirinale, Letta: "Serve nome condiviso, evitiamo di bruciare candidati"

23 gennaio 2022 | 18.03
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Il leader dem rilancia un patto di legislatura che tenga "insieme l'elezione del presidente della Repubblica, l'azione dell'esecutivo e riforme"

(Fotogramma)
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"La candidatura di Draghi resta in campo, diciamo che al momento è sullo sfondo. Si devono consumare prima una serie di passaggi politici". Un big Pd, al termine dell'assemblea dei grandi elettori dem con Enrico Letta, riassume così gli umori parlando con l'Adnkronos. Saranno le prossime giornate a dire se quei 'passaggi politici' scioglieranno positivamente o meno il nodo su Draghi. Il no a Pier Ferdinando Casini da parte di Matteo Salvini interroga i dem e viene letto da alcuni come un passo verso Draghi. "Se non lo fanno loro, non lo faremo noi il nome di Casini", si osserva. Ma è ancora presto. Serve tempo, il nodo è anche la prospettiva di governo. Lo stesso incontro Letta-Salvini resta in stand by. Letta ha dato un timing in assemblea: bisognerà aspettare almeno fino a martedì o mercoledì perché si arrivi a stringere.

Nel mezzo il timore principale per i dem è che il centrodestra avanzi un nome "insidioso" che possa mettere a rischio la tenuta dei gruppi M5S. Del resto, resistono i distinguo anche nel Pd. Viene confermata l'ostilità dell'area Franceschini alla candidatura Draghi. Letta da parte sua è impegnato a tenere unito il fronte giallorosso. Anche la stessa decisione di andare sulla scheda bianca alla prima votazione - "per dare un segno di disponibilità e apertura all'interlocuzione, pur nella durezza della nostra condanna di quanto avvenuto ieri nel centrodestra" - sarà comunque condivisa in una nuova riunione domani mattina Pd, M5S e Leu.

Quanto al nome di Andrea Riccardi, fa parte delle mosse tattiche che caratterizzano la partita del Colle, si spiega. Non si tratta di un candidato di bandiera ma di un "profilo ideale", come lo ha definito Letta. Un profilo moderato che conta su ampio consenso trasversale anche nel variegato mondo che compone il gruppo Misto, in una parte di Forza Italia e anche in Fratelli d'Italia, da contrapporre al centrodestra nel caso in cui proponessero un nome indigeribile. Non è casuale l'aver fatto uscire il nome del fondatore di Sant'Egidio, una personalità simbolo dell'accoglienza. E il mittente del messaggio è ovviamente Matteo Salvini.

Sono tre i nomi che Letta fa durante l'assemblea dei grandi elettori Pd. Quello di Riccardi, appunto: "Il mio profilo ideale", sottolinea. Quello di Sergio Mattarella, indicato come modello di presidente della Repubblica: è "l'emblema di una classe dirigente di servitori dello Stato che rappresentano tutti, non solo chi li ha votati" marcando la differenza rispetto a candidati di parte, "l'elezione di Mattarella è stato un vero capolavoro politico e i suoi sette anni lo sono stati altrettanto". E quello di Mario Draghi: "Siamo tutti consapevoli del ruolo fondamentale che Draghi sta svolgendo, in Italia, in Europa e nel mondo". Lo mette in cima al suo intervento, Letta tirandosi fuori dal chiacchiericcio degli ultimi giorni su una presunta contrapposizione tra politici e tecnici.

"Dobbiamo completare questo riscatto della politica: che vuol dire non banalmente cedere alla retorica della politica versus tecnocrazia, a cui non credo, ma lavorare per una politica davvero al servizio del paese in un quadro difficile", dice il segretario sollecitando i grandi elettori dem sul "ruolo politico cruciale" che ha il Pd anche se rappresenta solo il 15% in Parlamento. "La responsabilità in più che avvertiamo dipende dalla nostra storia, dalla nostra ambizione, dalla nostra presenza al governo".

Poi Letta dedica un lungo passaggio al centrodestra. Ne sottolinea le divisioni e lancia anche un avvertimento: "Il rinculo di questo errore", quello che il centrodestra avesse i numeri per fare da solo, "si è visto proprio con la deflagrazione di ieri. Non c'è maggioranza in questo Parlamento. L'unica oggi è quella che supporta il governo. Ieri è venuta meno la candidatura di Berlusconi. Venuto giù quel nome è caduto l'abbaglio. Ulteriori candidature di centrodestra faranno la stessa fine di quella di Berlusconi".

Per questo Letta rilancia un patto di legislatura che tenga "insieme l'elezione del presidente della Repubblica, l'azione dell'esecutivo e riforme". E sul primo punto rilancia "un nome condiviso. Nei prossimi giorni dobbiamo mettere in campo tutta l'iniziativa politica per arrivare al profilo di una personalità super partes. Non è mettendo il cappello su qualcuno che si vince, anzi i candidati si bruciano tipo 10 piccoli indiani".

Quindi si rivolge ai grandi elettori Pd: "Dobbiamo fidarci tra di noi, parlarci con sincerità, abbiamo un compito e una responsabilità enormi. Siamo una comunità a cui guarda il Paese. Dobbiamo essere all'altezza. Con questo spirito vi chiedo di lavorare. Spetta a noi, al Pd, riscattare la politica. Nei prossimi tre-quattro giorni abbiamo l'opportunità di dimostrare che non siamo una classe di ragazzini della scuola materna. Siamo adulti, siamo i rappresentanti della sovranità popolare. Dobbiamo essere degni".

Poi Letta parla del fronte comune con i 5 Stelle e Leu: "Con i 5 stelle e Leu insieme possiamo essere incisivi. C'è un rapporto positivo, costruttivo, che proseguirà in questi giorni. Insieme oggi abbiamo deciso e comunicato un impegno a parlare con tutte le forze politiche. Un percorso per arrivare martedì o mercoledì a un nome condiviso da tutti". Un nuovo vertice dei leader con i capigruppo è fissato per domani alle 11.

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