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Ambiente: raddoppiano lupi in 3 anni, Coldiretti lancia 'Adotta un pastore'

08 agosto 2016 | 12.51
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Ambiente: raddoppiano lupi in 3 anni, Coldiretti lancia 'Adotta un pastore'

In tre anni, sono raddoppiati i lupi in Italia: ora si trovano almeno 1.800 esemplari, ai quali si aggiungono gli ibridi che originano dagli incroci con i cani selvatici, che mettono a rischio la presenza e il lavoro dell’uomo in molte aree interne e montane del Paese dove, dal Piemonte all’Emilia Romagna, dall’Abruzzo alle Marche, dal Lazio al Molise, fino alla Toscana e in molte altre regioni, si moltiplicano le segnalazioni di attacchi a greggi e mandrie al pascolo. E’ quanto emerge da un'analisi della Coldiretti, che ha presentato in Piemonte, nella Valle dei Carbonieri a Bobbio Pellice nel Rifugio Barbara, un progetto innovativo di condivisione che coniuga la tradizione dell’allevamento alla pastorizia 2.0 dei giorni d’oggi, per cercare di tenere insieme la tutela dei lupi con la difesa delle greggi.

L’idea - sottolinea la Coldiretti - è quella di mettere in campo un’azione duratura avviando con i nuovi strumenti del web una piattaforma di raccolta fondi che offre la possibilità ad ambientalisti, cittadini e turisti di condividere la vita dei pastori con responsabilità e impegno concreti per contenere 'pacificamente' le incursioni dei lupi. Per i sostenitori del progetto - precisa la Coldiretti - sono previste ricompense in termini di prodotti del territorio presidiato e valorizzato proprio grazie ai pastori che lo abitano.

E’ attivo l’indirizzo mail adottaunpastore.piemonte@coldiretti.it al quale tutti gli interessati possono scrivere per avere maggiori informazioni e dare la propria adesione. L’obiettivo è quello di trovare una soluzione sostenibile alle difficoltà che i pastori incontrano nel loro lavoro quotidiano che rappresenta un valore aggiunto insostituibile per l’economia, l’ambiente e la cultura del Paese.

La presenza di branchi di lupi sta scoraggiando in molte aree l’attività di allevamento mettendo a rischio anche il tradizionale trasferimento degli animali in alpeggio che, oltre ad essere una risorsa fondamentale per l’economia montana, rappresenta anche - sottolinea la Coldiretti - un modo per valorizzare il territorio e le tradizioni culturali che lo caratterizzano. Con il ritorno del lupo, il lavoro dei pastori è però notevolmente cambiato divenendo - continua la Coldiretti - sempre più complesso e oneroso e stravolgendo le abitudini di una pratica storica. Non è infatti più possibile - precisa la Coldiretti - lasciare gli animali in alpeggio allo stato brado, impiegando il tempo in tutte le altre attività che caratterizzano il lavoro in montagna, dalla lavorazione del latte alla fienagione.

Negli ultimi anni si è infatti reso necessario un continuo vigilare su greggi e mandrie, al fine di proteggerle da attacchi di lupi e cani randagi poiché recinzioni e cani da pastori spesso non sono stati sufficienti per scongiurare il pericolo. La frequenza degli attacchi da parte dei lupi, non solo in alta montagna, è ormai davvero elevata e la Coldiretti sta portando avanti il lavoro ministeriale affinché il problema sia contenuto. Ma - avverte la Coldiretti - occorre lavorare anche sulla prevenzione con la realizzazione di opere di protezione, quali ad esempio la costruzione/ristrutturazione delle stalle, i sistemi fotografici di allarme e la costruzione di recinti per la permanenza notturna degli animali.

E’ anche necessario - conclude la Coldiretti - garantire efficienza ed efficacia nel sistema di accertamento e risarcimento dei danni per garantire un completo reintegro della perdita di reddito affinchè la convivenza tra l’animale e l’uomo non porti all’abbandono dell’attività di allevamento. Non sarebbero solo gli allevatori a perderci, ma l’intera comunità poiché i pastori attraverso la loro opera conservano e valorizzano la montagna e le sue tradizioni.

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