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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

12 dicembre 2014 | 10.09
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Lo sciopero generale, la precettazione poi revocata e la scelta della Cisl al centro delle pagine dedicate al lavoro.

Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"Quando il governo rosso-verde di Gerhard Schröder nel 2003 varò la riforma del mercato del lavoro in Germania, i sindacati furono responsabili. Anche se ne criticavano molti aspetti non l'hanno silurata. La loro presenza nei consigli di sorveglianza, il cosiddetto sistema della Mitbestimmung , li mette a conoscenza delle reali condizioni di un' azienda. E accettano il principio che un' azienda debba far profitti. Il punto è che ogni economia sociale di mercato deve funzionare per poter generare benessere, quindi essere competitiva nelle condizioni della globalizzazione. E questo non ha nulla a che fare con la destra o la sinistra. Per poter redistribuire, bisogna creare ricchezza". Lo dice Peter Hartz al Corriere della Sera. Hartz è il padre della controversa riforma che 11 anni fa gettò le premesse della rinascita economica della Germania. Ex direttore del personale della Volkswagen, socialdemocratico da sempre, Hartz è stato accusato da sinistra di aver prodotto un nuovo precariato tedesco. Accusa che respinge con forza: "Avevamo 5 milioni di disoccupati -dice- e il sistema non funzionava più. Il concetto centrale della riforma fu la ragionevolezza. Fu una riforma socialdemocratica. Cos'è più importante per la dignità dell'uomo: che abbia un lavoro e un futuro, ovvero che sia un disoccupato ben pagato?"

"Non so che deciderà la Bce, ma insomma credo che i mercati stiano aspettando questo". Lo dice il ministro delle Finanze francese Michel Sapin al Corriere della Sera, a proposito dell'acquisto del debito pubblico da parte della Bce, il 'quantitative easing'. "Comunque -dice- l' aspetto fondamentale è che dobbiamo evitare che la zona euro entri in un' altra crisi, meno violenta della precedente, ma forse ancora più pericolosa, fatta di crescita e inflazione deboli o in qualche caso negative, e forte disoccupazione. Dobbiamo fare di tutto per una crescita solida, per questo l' investimento è fondamentale".

Il segretario della Cisl Annamaria Furlan spiega al Corriere della Sera: "Ho grande rispetto per le altre organizzazioni sindacali ma rivendico la nostra linea. Il primo dicembre abbiamo scioperato nel pubblico impiego, per il quale sono 6 anni che non viene rinnovato il contratto. Lo sciopero generale non è lo strumento adeguato per un Paese che ha perso 25 punti di produzione industriale". E sulla precettazione poi revocata dei ferrovieri osserva: "Mi sembra che il governo abbia fatto un vero pasticcio. Esiste una legge che assicura i servizi essenziali, va seguita la legge. Detto questo, il diritto di sciopero è un grande strumento di civiltà, e anche se non è il fine della lotta sindacale, è sacrosanto".

"Lo sciopero è una reazione emotiva, uno sfogo, non un fattore costruttivo. Non modificherà affatto quello che l'Italia deve fare". Mario Moretti Polegato, fondatore e presidente di Geox, lo dice a 'La Repubblica' da Parigi dove è stato invitato per tenere una conferenza sul rapporto tra creatività e industria. "Perché - spiega - è difficile da capire come mai un Paese creativo come il nostro abbia tutte queste difficoltà". E sul rischio che arrivi anche in Italia la Troika economica, Commissione europea, Fmi e Banca centrale, aggiunge: "Penso che nemmeno chi sta al vertice di queste istituzioni mondiali sia in grado di esprimere giudizi preventivi. Con la Lagarde ho un'amicizia decennale, e non l'ho trovata particolarmente preoccupata per il futuro dell'Italia".

Massimo Mucchetti (Pd), presidente della commissione Industria del Senato, che ha seguito fin dall'inizio la partita dell'Ilva dice al Fatto Quotidiano: "Serve un decreto per sciogliere i legami dell'Ilva del futuro con quella del passato. Oggi l'Ilva è commissariata in base al decreto sui siti di interesse nazionale; a differenza del predecessore Bondi, l' attuale commissario Piero Gnudi ha un mandato a vendere, ma i proprietari restano i Riva. Passando all'amministrazione straordinaria, i vecchi soci sono sterilizzati, avremo una vecchia Ilva in liquidazione e una nuova, di cui in prima battuta sarà azionista la vecchia".

Lo ha già detto e lo ribadisce: gli scioperi in Italia sono diventati troppi e "la situazione rischia di degenerare". Lo dice il garante Roberto Alesse, al Messaggero, a poche ore dallo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil contro la politica economica del governo. Il garante mostra la sala dove la commissione si riunisce ogni lunedì: "Lei non sa quanta roba dobbiamo esaminare ogni settimana. Faldoni alti così. Proclamazioni di scioperi in ogni dove. L'emblema di un sistema al collasso". È il suo modo per evidenziare che sotto questo soffitto affrescato si sente fortissimo il ribollire della tensione sociale. Se il coperchio della pentola salta, si rischia grosso. Per cui è bene che tutte le parti "si siedano attorno a un tavolo e riprendano a parlarsi, in modo da rimuovere le cause che determinano l' insorgere e l' aggravamento del conflitto".

"La crisi ha mostrato che la finanza può provocare effetti disastrosi. Ma la finanza è solo uno strumento e come tale può avere anche effetti molto positivi. Prenda ad esempio Ebola, una malattia esiziale rispetto alla quale si è intervenuti in ritardo. Oggi il mio lavoro è mobilizzare il denaro necessario affinché la prossima volta si possa intervenire in modo molto più veloce ed efficace". Lo dice al Sole 24 Ore Bertrand Badré, Cfo del gruppo World Bank e responsabile delle strategie finanziarie e del risk management dell'istituzione nata a Bretton Woods, è assolutamente convinto che finalità "alte", come la lotta contro Ebola o la cura della povertà estrema, possano diventare obiettivi raggiungibili anche attraverso la finanza.

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