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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

05 gennaio 2018 | 10.10
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"Il baco scoperto dai ricercatori Google è un problema di portata planetaria, visto che si colloca addirittura a livello di chip hardware e Intel è l' azienda leader a livello mondiale nella produzione di processori. Tecnicamente tutti computer o sistemi che adottano processori Intel di una delle ultime generazioni, più o meno prodotti negli ultimi 10 anni, sono affetti da questo baco e andrebbero messi in sicurezza". Così con il Sole 24 Ore, Michele Flammini, professore ordinario di informatica presso il dipartimento di Ingegneria e Scienze dell' Informazione dell' Università dell' Aquila e attualmente distaccato presso il Gran Sasso Science Institute con il ruolo di direttore scientifico dell' area di Computer Science e coordinatore del Dottorato di Ricerca in Computer Science.

"Oggi il Paese esprime il bisogno di qualcuno che «governi» e non di qualcuno che voglia più semplicemente «comandare»". Lo scrive sul Corriere della Sera Giuseppe De Rita. "Insistere su questa seconda opzione induce sospetti di protagonismo individuale e finisce per nascondere il vero problema dell'attuale nostra classe dirigente: questa non ha cultura di governo, e vi supplisce enfatizzando la funzione di comando, che è certamente essenziale nei singoli campi dell'azione pubblica, ma che mal si addice quando si tratta di pensare e di governare più vaste strategie di sistema. Nell'imminenza delle elezioni politiche una tale zoppia della classe dirigente si traduce nell' ansia evidente con cui si cerca di trovare personalità cui affidare le sorti delle formazioni in gara. I leader di partito si offrono come potenziali comandanti, con accanto la loro truppa di peones parlamentari e partitici, nella comune speranza che gli elettori li certifichino classe di governo. In «cotanta miseria» si cerca un po' di «patrizia prole» che dia decoro alle liste e appetibilità per gli elettori minimamente scolarizzati", prosegue.

"Usare i nuovi sacchetti fa bene all' ambiente, perché al contrario della plastica si degradano e scompaiono". Maria Rosaria Milana che dirige il Laboratorio nazionale sui materiali in contatto con gli alimenti dell' Istituto superiore di sanità ne parla con La Repubblica. "Sono fatti da molecole differenti e infatti non devono essere riciclati assieme alla plastica ma vanno nel compost. Le definizioni più giuste sono sacchetti biodegradabili o compostabili ossia che in condizioni di compostaggio non si disintegrano lasciando pezzetti o frammenti ma le molecole che li compongono degradano e scompaiono come fossero perle che si sfilano da una collana, piccole molecole che non rimangono nell' ambiente".

"Si complica il giallo surreale dei sacchetti per la frutta al supermercato. Il governo fa una mezza marcia indietro e annuncia che le borsette si potranno portare da casa, ma a patto che non siano già state usate. Ma è possibile che in questo Paese si riescano a sbagliare anche le cose giuste?". Lo scrive sul giornale l'economista Francesco Forte. "Il costo di uno o due centesimi per sacchetto - si dice - dovrebbe essere a carico del venditore. È un argomento errato. In economia di concorrenza i costi che vanno a carico del consumatore sono quelli minimi che esso accetta, perché il venditore diversamente va fuori gara. E ciò vale sia se il costo del sacchetto è compreso nel costo del prodotto o è calcolato a parte. Ma se il consumatore paga separatamente ogni sacchetto, cercherà di evitare di usarne troppi. E ne ha un danno particolare l' acquirente più attento. C' è chi vuole riutilizzare i sacchetti usati. Ciò in linea di principio è ambientalista, ma complica le operazioni di vendita, a danno di chi sta in fila in attesa del turno. Accettiamo questa novità: i centesimi che spendiamo per questo progresso, a tutela del mondo naturale e del nostro paesaggio, li possiamo recuperare evitando gli sprechi, che facciamo quando compriamo senza ben riflettere", conclude.

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