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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

22 ottobre 2014 | 10.10
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Torna a parlare Paolo Cirino Pomicino e dice: io avrei fatto pagare un contributo di solidarietà a i più ricchi.

Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"Verso il governo Renzi ho un pregiudizio positivo perché ci sono tanti democristiani. Ma dice il vecchio insegnamento cattolico che senza soldi le Messe non si sono mai cantate. Gli 80 euro servono a poco, qua ci vuole una cosa tranchant. Io mi sarei permesso di fare qualche calcolo, qualche stima. Senta qua". Paolo Cirino Pomicino, 75 anni, fresco sposo ("forse è stato proprio il matrimonio a sollecitarmi") propone con 'Il Corriere della Sera':"Dobbiamo chiamare in causa gli italiani che stanno meglio, quel 10% che ha il 45% della ricchezza. E chiedere loro un contributo volontario a fondo perduto per abbattere il debito pubblico. La somma potrebbe essere compresa fra 30 mila e 5 milioni di euro, a seconda del reddito personale o del fatturato dell' azienda".

Pagare le pensioni il 10 del mese e non più il primo giorno, non è una buona idea, spiega Elsa Fornero a 'La Repubblica'. "La decisione, se presa per motivi amministrativi e informatici, doveva essere spiegata meglio - dice l'ex ministro del Lavoro del governo Monti - Se invece si pensa di posticipare la data con l' obiettivo di realizzare un risparmio, direi che ci troviamo davanti ad un' operazione di piccolo cabotaggio". Partiamo proprio dai risparmi che il posticipo previsto dalla Legge di stabilità potrebbe garantire: l'Inps lo quantifica in sei milioni."Ecco, se la cifra è questa si poteva evitare lo scompiglio che l' operazione porterà nella vita dei pensionati. C' erano alternative migliori". aggiunge Fornero.

Francesco Saraceno, economista che insegna all' Ofce-SciencesPo di Parigi e alla Luiss di Roma parla delle politiche europee con 'Avvenire' e dice: "In realtà la Germania non è ancora disposta a fare la sua parte: Angela Merkel solo la settimana scorsa ha ribadito con forza che il modello da seguire è solo uno, quello tedesco, basato sul contenimento dei prezzi e dei salari e sulla crescita grazie alla domanda estera. Come se non fosse evidente che anche il modello tedesco non sta più funzionando". Come riesce Berlino a continuare a dettare la linea in Europa? "Ci sono due risposte. La prima è che la Germania è stata dal 'lato giusto' della crisi. Grazie all' export fino a ieri era riuscita a crescere nonostante le difficoltà degli altri e aveva la forza per salvare gli stati indebitati. La seconda è che l' Europa dalle origini è stata disegnata come la Germania, con trattati che mettono le politiche macroeconomiche attive in secondo piano rispetto a prezzi e salari", spiega l'economista.

Donato Masciandaro, direttore del dipartimento di Economia politica alla Bocconi, spiega al 'Giornale' come cambierà la finanza italiana con l' ingresso degli stranieri nelle sue stanze dei bottoni. "Spero favoriscano una migliore e più efficiente gestione -dice-. Quanto più gli assetti saranno opachi e poco efficienti, tanto meno attireranno investitori. Mi aspetto, quindi, una forte competizione tra i maggiori gruppi".

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