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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

14 luglio 2017 | 10.11
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"In Italia sulla famiglia facciamo scontri di civiltà ma in termini di strumenti di sostegno facciamo assai poco. Anche per chi ha un impiego la conciliazione dei tempi vita-lavoro rende la maternità un percorso quasi impossibile e questo è inaccettabile. Quanto ai giovani, un Paese in cui la povertà assoluta è doppia tra gli under 34 anni rispetto agli over 65 è un Paese che uccide la speranza. I giovani hanno salari più bassi e pensioni più povere e più che il tempo delle opportunità vivono la loro condizione quasi come una iattura. Questo significa che abbiamo sbagliato e bisogna correre ai ripari. Il sindacato ha difficoltà a coinvolgerli e dobbiamo avere il coraggio di ridefinire le nostre priorità strategiche". Così, in un'intervista a Avvenire, Marco Bentivogli, segretario della Fim.

"Non ci si deve rassegnare a promuovere la legalità. L'anno scorso è stata approvata una legge sul caporalato che è incompleta, ma è comunque uno strumento che può aiutare la magistratura. Serve una vera azione repressiva nei confronti di chi sfrutta il lavoro in modo illegale. Poi ci vorrebbe uno scarto culturale. La schiavitù dipende dal mercato. Ci vorrebbe un mercato diverso, una filiera alternativa. I caporali sono l'anello debole di questo processo. Il 'generale', l'anello forte, è la grande distribuzione. Se le catene impongono ai produttori un prezzo ridicolo sui generi alimentari, loro per sopravvivere scaricano tutto sul costo del lavoro. Bisognerebbe tracciare i prodotti: oltre ai certificati biologici, servirebbero quelli etici. Questo è il lavoro che sto facendo con l'associazione No Cap: promuovere chi fa agricoltura senza sfruttamento. La qualità del prodotto conta quanto la qualità del lavoro". Così, in un'intervista a Il Fatto quotidiano, Yvan Sagnet Cavaliere della Repubblica e leader dello sciopero dei braccianti.

"C'è solo un modo per ridurre il debito: la crescita. Per la crescita di vogliono investimenti, per gli investimenti ci vogliono soldi. Questi limiti che ci impongono i regolamenti europei si manifestano in una minore crescita rispetto agli altri paesi. Il cuneo fiscale incide direttamente sulla competitività del Paese. Poiché noi non abbiamo una tassazione unica all'interno dell'Unione, ma addirittura abbiamo alcuni paradisi fiscali, è evidente che il principio di libera concorrenza, principio fondante della stessa Unione, è snaturato. Soltanto avendo i fondi per ridurre la tassazione possiamo aumentare la nostra competitività, cosa che il famoso rigore imposto dalla Germania non ci permette". Così, in un'intervista a Il Messaggero, Giuseppe di Taranto, ordinario di storia dell'economia e della finanza alla Luiss.

"Un piano vero e proprio non lo abbiamo ancora, ma ne parleremo nelle prossime settimane. L'ingresso di questi due soci è la testimonianza della validità del progetto Elite. Di recente Elite ha firmato un accordo con Confindustria. Vorrei ricordare che Vincenzo Boccia, quando era presidente di Piccola industria, è stato tra i primi convinti sostenitori e ci ha aiutato molto nella prima fase di sviluppo. L'accordo che abbiamo firmato oggi si pone l'obiettivo di unire gli sforzi per arrivare nel giro di 18 mesi al traguardo di mille aziende". Così, in un'intervista a Il Sole 24 Ore', Raffaele Jerusalmi, ceo di Borsa italiana.

"La scuola ha però bisogno di diverse competenze, per un unico obiettivo: la formazione delle prossime generazioni. I dati Invalsi sono la base per prendere decisioni. In questo contesto è molto importante mettere l'accento sul senso dell'equità. Ad esempio l'introduzione delle prove in inglese e i relativi attestati del livello raggiunto sono un vantaggio per tutti i ceti sociali: le certificazioni costano, non tutte le famiglie se le possono permettere. Grazie a queste prove l'Italia è tra i pochi paesi europei ad avere dati solidi, efficaci e affidabili sulla scuola. E' necessario al Paese e al suo futuro tenere la barra dritta". Così, in un'intervista a Libero, Anna Maria Ajello, presidente di Invalsi.

"Analizziamo e valutiamo le politiche economiche che hanno effetto sul mercato del lavoro, per capire se funzionano o meno, se il gioco vale la candela e per migliorarle. Ci stiamo occupando di comprendere quali siano le effettive competenze richieste dal cambiamento tecnologico nel quadro di Industria 4.0, in collaborazione con il ministero dello Sviluppo economico e in vista della prossima legge di Stabilità. Così da poter stimolare, anche, la formazione aziendale". Così, in un'intervista a Libero', Stefano Sacchi presidente Inapp, l'Istituto nazionale analisi delle politiche pubbliche nato a fine 2016 e che ha preso il posto di Isfol.

"La qualità media dei neoassunti nelle università è oggi superiore a quella di chi va in pensione. La tendenza negli scorsi anni era, me lo lasci dire, preoccupante, ora invece, benché si assuma poco in un settore sottofinanziato, professori e ricercatori sono di alto livello .A quasi due anni dalla sua approvazione, la costruzione del nuovo modello organizzativo del mercato del lavoro è molto lontana dal suo completamento, mentre allo smantellamento del precedente modello ha contribuito la riforma Delrio, per consunzione. I vecchi centri per l'impiego sono sospesi nel loro passaggio alle Regioni, per la mancanza di finanziamento stabile e lo strumento di punta delle nuove politiche attive del Jobs Act, l'assegno di ricollocazione, sembra impantanato nelle sabbie mobili di una sperimentazione che andrebbe conclusa rapidamente per evitare che i disoccupati considerino le politiche attive come strumenti utili solo per remunerare gli operatori pubblici e privati dei servizi per il lavoro". Così, in un'intervista Libero', Andrea Graziosi è presidente Anvur, l'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca.

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