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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

07 marzo 2016 | 10.03
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

Stefano Potortì, 42 anni, è un esperto di ristorazione a Londra e di mestiere aiuta le persone che vogliono aprire qui un' attività. Nel 2009 si è messo in proprio con la SagitterOne. Adesso con lui lavorano 10 persone. "Detto così sembra facile -spiega Potortì al Fatto Quotidiano, ma in una città come Londra, che gira a mille e dove la concorrenza è spietata, pochi posso permettersi di provarci. Gli italiani, per il fatto stesso si essere italiani, pensano di avere il cibo nel sangue. E pensano anche che il brand "Italia" basti da solo a garantire il successo. E qui casca l' asino. Poteva funzionare fino a una 15 anni fa. Oggi è tutto diverso. E' andata male anche a uno chef come Bruno Barbieri, quello di Masterchef. Nel 2012 era sbarcato nella City con il "Cotidie". Doveva fare il botto, è stato un flop clamoroso. Dopo un anno e mezzo Barbieri ha venduto le sue quote e se n'è tornato a Bologna".

Stefano Trevisani, amministratore delegato della Trevi Group, la multinazionale di Cesena che si è aggiudicata l' appalto (273 milioni di euro) per la messa in sicurezza della diga di Mosul, parla con La Repubblica e dice che per il momento la diga di Mosul non rischia di cedere. "Per il momento no -spiega- Ma ci sono seri rischi che l'erosione provocata nelle fondamenta possa aprire dei varchi. Il nostro compito è metterla in sicurezza". Un'operazione imponente."Conosciamo bene l' opera. Stiamo seguendo la sua evoluzione dal 2009. A quel tempo il ministero delle Risorse idriche di Bagdad aveva chiesto un intervento internazionale perché non era in grado di risolvere alcune criticità sopraggiunte. Nel 2011 si è fissata una gara a cui aveva partecipato anche un' altra impresa. Ma alla fine non è stata conclusa".

"Ma come si fa scrivere una lettera del genere?". È ancora arrabbiato, il segretario della Uil Carmelo Barbagallo, per il documento con il quale i custodi della Reggia di Caserta contestavano al direttore, Mauro Felicori, di trattenersi in ufficio 'fino a tarda ora' mettendo a rischio la sicurezza della struttura. Quell' iniziativa, spiega Barbagallo a La Repubblica, "di sicuro si è rivelata un assist per chi non ci ama. Non discuto la buona fede di chi l'ha firmata, ma hanno sbagliato nel merito e nel metodo, scatenando l'ennesima tempesta mediatica contro i lavoratori e dei loro rappresentanti". Lei dunque sta con il direttore? "Certamente -risponde-. Ho iniziato a lavorare a 8 anni come garzone di bottega e ancora oggi, da sindacalista, continuo a essere impegnato oltre 12 ore al giorno. Mi indignano le lamentele nei confronti di chi lavora troppo".

La presidente della Camera Laura Boldrini parla con La Stampa della bandiera a mezz'asta per le vittime del femminicidio. "Sul femminicidio non siamo all' anno zero. Il Parlamento ha approvato la nuova legge con pene più severe, stanziando fondi per i centri antiviolenza". La bandiera a mezz' asta "è un simbolo -dice-. Siccome da anni stiamo assistendo a una strage di donne è giusto che il lutto sia collettivo". "Proprio quest' anno celebriamo in Italia il settantesimo del diritto di voto alle donne. Di strada ne abbiamo fatta tanta. Ma sul piano del lavoro deve essere fatto ancora moltissimo. Mi lasci dire però che una parte della responsabilità è anche delle donne. Negli uffici spesso la donna sta zitta perché inconsciamente è come se si sentisse già baciata dalla fortuna. C'è una generale carenza di autostima. Eppure quando c' è una selezione le donne arrivano spesso prime, si laureano con i voti più alti. Ma a volte non si fanno rispettare".

Il giuslavorista Michele Tiraboschi parla con Libero del Jobs Act e dice: "Bisogna fare due considerazioni. La prima: stiamo discutendo, e lo ha chiesto il governo, di valutare la qualità dei nuovi lavori che un tempo erano ritenuti precari e oggi diventano stabili. La seconda considerazione riguarda invece quanti lavori in più vengono creati. Il primo tema, quello della stabilità, oggettivamente, alla luce del dibattito internazionale è abbastanza ridicolo. Il governo che ha tolto l' articolo 18 non può intestarsi una battaglia sulla stabilità. Al limite l' esecutivo può intestarsi una battaglia sulle nuove tutele". Nuove tutele? Di che si tratta? "I sistemi di formazione e riqualificazione, un collocamento efficiente. Insomma, tutto quanto manca nel nostro Paese e che chiamiamo politiche attive. Vantarsi che un gran numero di contratti a termine vengano trasformati in contratti a tempo indeterminato fa poco onore a questo governo perché sono contratti non stabili e fortemente spinti dagli incentivi economici".

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