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Lavoro: reintegro sì o no, esperti settore restano divisi/Adnkronos

28 settembre 2014 | 14.00
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Le valutazioni di Giacomo Vaciago, Marco Gay, Elsa Fornero e Michel Martone

Lavoro: reintegro sì o no, esperti settore restano divisi/Adnkronos

La partita sull'articolo 18 è ormai tutta politica. Con le divisioni interne al Pd che saranno affrontate domani in Direzione. E l'ipotesi di un compromesso fra 'abolizionisti' e 'difensori' del diritto acquisito che resta in primo piano. Ma, nel merito, il reintegro previsto dallo Statuto dei lavoratori per i casi di licenziamento illegittimo, già ricalibrato dalla riforma Fornero, continua a dividere gli esperti del settore interpellati dall'Adnkronos.

Giacomo Vaciago, consigliere economico del ministro del lavoro Giuliano Poletti, parla del reintegro al lavoro come una "tutela più apparente che reale", considerata "una minaccia" dalle altre legislazioni europee. Invita a guardare oltre l'articolo 18 Marco Gay, presidente dei Giovani di Confindustria: la flessibilità nel mercato del lavoro "serve" al Paese ma l'articolo 18 "non è il primo oggetto da mettere sul tavolo". Più importante, invece, "rimettere a posto il sistema degli ammortizzatori sociali e puntare sulle politiche attive".

Sulla stessa linea l'ex ministro del lavoro Elsa Fornero, convinta che da una nuova riforma dell'articolo 18 "non possa arrivare una variazione per l'occupazione" e che, nonostante questa evidenza, sull'articolo 18 sia "in corso una nuova partita ideologica". Diversa la valutazione di Michel Martone, ex viceministro del Lavoro, che promuove una riforma che "va nella giusta direzione", evidenziando l'importanza di sostituire un indennizzo al reintegro nei casi in cui non ci sia una evidente discriminazione. Il passo avanti concreto che fa Renzi, osserva, è quello di "ricondurre il risarcimento ad una misura ragionevole".

GIACOMO VACIAGO. Le migliori legislazioni europee "considerano il reintegro una vera e propria minaccia, una condanna all'ergastolo, sia per le aziende ma sopratutto per il lavoratore che viene posto alla merce di quello stesso datore di lavoro che lo ha licenziato senza giustificato motivo", osserva Vaciago. L'articolo 18, spiega, "è una tutela più apparente che reale ed applicato oggi fuori contesto si trasforma in una condanna all'ergastolo per le imprese e per i lavoratori stessi". Piuttosto, propone, "vogliamo estendere la tutela dei lavoratori prevedendo, ad esempio, la possibilità che il diritto al posto venga riconosciuto a livello provinciale. Cioè il licenziato senza giusta causa potrebbe avere il diritto al primo posto nell'azienda che nella provincia intenda assumere e nel frattempo percepire l'indennità di disoccupazione".

MARCO GAY. La flessibilità nel mercato del lavoro "serve" al Paese ma l'articolo 18 "non è il primo oggetto da mettere sul tavolo", fa notare Gay, che ristabilisce quello che deve essere l'ordine delle priorità: "bisogna parlare prima di politiche attive e poi di come gestire al meglio la flessibilità in uscita". Soprattutto, "non serve lo scontro ideologico". Gay guarda soprattutto alle esigenze concrete delle aziende. "Nessuna impresa vuole rinunciare a un collaboratore valido", premette, per poi indicare la strada da seguire in questa fase complicata. "Bisogna rimettere a posto il sistema degli ammortizzatori sociali e puntare sulle politiche attive", spiega.

ELSA FORNERO. "Io non credo che da una nuova riforma dell'articolo 18 possa arrivare una variazione per l'occupazione ma sull'articolo 18 è in corso una nuova partita ideologica. C'e' chi vuole vincere una partita al di là di quello che serve al Paese", sostiene Fornero. "L'ultima cosa di cui il Paese ha bisogno è una nuova polemica e meno che meno di una polemica ideologica. Si dica invece, in una discussione serena, se l'articolo 18 ha funzionato, o non ha funzionato, e perché", chiede, ribadendo come "una battaglia di principio sia un pessimo servizio per il Paese".

MICHEL MARTONE. La riforma del lavoro "muove nella direzione giusta. Cerca di dare una scossa al mercato e dà un segnale forte a livello europeo, in un momento in cui la crisi torna a farsi sentire in maniera dura e i conti sono messi a rischio dalla crescita che non arriva", è il giudizio espresso da Martone. Quanto al nodo del reintegro, il pregio della riforma è quello di "ricondurre il risarcimento ad una misura ragionevole: mentre prima era commisurato alla durata del processo e nella legge Fornero veniva indicato solo un tetto, ora viene commisurato all'anzianità di servizio, un criterio più equo visto che l'indennizzo cresce proporzionalmente al legame crescente con l'azienda".

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