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Draghi: "La crescita si indebolisce ancora". Ma le decisioni saranno prese nel 2015

04 dicembre 2014 | 13.48
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Il numero uno dell'Eurotower ribadisce: "siamo pronti a nuove misure non convenzionali". Ma "non significa" che saranno al prossimo Consiglio. Oggi, intanto, è stato deciso di lasciare fermo il tasso di riferimento allo 0,05%, allo 0,30% quello marginale e a -0,20% quello sui depositi

Mario Draghi, presidente della Bce (Infophoto)
Mario Draghi, presidente della Bce (Infophoto)

La crescita nell'area Euro "si indebolisce ancora" e l'inflazione non risale. Anzi. Tutti elementi che aumentano la probabilità del varo da parte della Banca Centrale Europea di un programma di acquisti, il cosiddetto Quantitative Easing già sperimentato con successo dalla Federal Reserve Usa e dalla Bank of England. Ma i tempi per un QE non sono ancora pronti, anche se nel Consiglio direttivo della Bce sembra esserci una vasta maggioranza: e il via libera potrebbe essere solo questione di mesi. Non ci sono stati grandi annunci nella conferenza stampa del presidente della Bce, Mario Draghi, dopo l'ultima riunione del 2014 del massimo organismo dell'Eurotower (che, come previsto, ha lasciato fermi i tassi ai minimi storici). Ma i segnali che sono arrivati dalla dichiarazione conclusiva e dalle parole di Draghi non sembrano lasciare dubbi.

Anche perche' lo scenario non è molto incoraggiante. Infatti, lo staff della Bce ha rivisto al ribasso delle stime del pil, +0,8% nel 2014 e +1% nel 2015. Draghi ancora una volta sottolinea che ci sono "rischi al ribasso sulla crescita" e in questo scenario il Consiglio "è unanime" rispetto all'intenzione di mettere in campo nuove misure non convenzionali ". Nel mirino c'e' anche l'inflazione, ancora troppo bassa: le nuove stime fissano il dato 2014 allo 0,5% e allo 0,7% per l'anno prossimo. E, non potendo tagliare ancora i tassi, la Bce - ha spiegato Draghi - nei prossimi mesi varerà "un ulteriore allentamento della politica monetaria". L'adozione di altre misure non convenzionali, puntualizza il numero uno della Bce, "implicherebbe all'inizio del prossimo anno una modifica delle dimensioni, del ritmo e della composizione delle nostre misure". In questa cornice l'Eurotower sta "intensificando i lavori preparatori tecnici per ulteriori misure, che potrebbero, se necessario, essere attuate in modo tempestivo".

Ma l'indicazione temporale che arriva non riflette l'intenzione di un intervento immediato: la Bce rivedrà "all'inizio del 2015" la situazione economica e gli effetti delle misure già adottate, ma questo "non significa" che eventuali interventi saranno decisi al prossimo Consiglio direttivo di gennaio. Per la prima volta, però, il numero dell'Eurotower riconosce come il Consiglio abbia "valutato anche le opzioni del Qe", l'acquisto di titoli di Stato. E Draghi non nasconde neppure la volontà di andare avanti anche se dovessero emergere spaccature. "Non serve l'unanimità del Consiglio per varare il Quantitative Easing", sottolinea, spiegando come il QE "e' una misura importante di politica monetaria che può essere disegnata per raccogliere consenso" ma comunque "dobbiamo ricordare che non tollereremo deviazioni dal nostro mandato", ovvero il mantenimento di un'inflazione vicina ma sotto il 2% annuo. Arrivano da Draghi anche indicazioni di merito. "Tutti gli asset tranne l'oro", risponde a chi chiede informazioni rispetto alla varietà di titoli da acquistare in un eventuale QE, che - riconosce - "ha mostrato di essere stato efficace negli Usa o nel Regno Unito". Un programma di acquisti - spiega - non solo "mostral'impegno" della Bce nell'esecuzione del proprio mandato, ma anche "riequilibra il portfolio" degli asset in un bilancio dell'Eurotower che dovrebbe viaggiare verso i livelli di marzo 2012, ovvero con un incremento di circa mille miliardi di euro.

E Draghi non sembra neppure spaventato dalle ricorrenti accuse (soprattutto tedesche) di andare oltre il proprio mandato con acquisti di debito sovrano: "Ma pensate che discuteremmo di cose che sono illegali?", risponde a un giornalista. "Noi siamo convinti che un programma di QE che dovesse includere titoli di Stato ricadrebbe nel nostro mandato": i bond sovrani - conclude - sono uno strumento idoneo a perseguire il nostro mandato".

Ma l'assenza di indicazioni certe (soprattutto sui tempi) e la conferma delle spaccature nella Bce sembrano non piacere agli investitori: le parole di Draghi hanno affossato Piazza Affari e spinto al ribasso i principali listini del Vecchio Continente. L'indice Ftse Mib ha chiuso a - 2,77% a 19.424 punti con lo spread tra Btp decennali e Bund tedeschi che ha terminato a quota 124 punti base con un rendimento del 2,02%. A Parigi l'indice Cac40 ha ceduto l'1,55%, mentre Francoforte ha lasciato sul terreno l'1,21%. In flessione anche i listini di Madrid -2,37%, Londra -0,55% e Lisbona -0,82%.

Intanto, resta invariato, al minimo storico, il costo del denaro . Il Consiglio della Bce ha deciso di lasciare fermo il tasso di riferimento allo 0,05%, allo 0,30% quello marginale e a -0,20% quello sui depositi.

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