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Ricerca, da pannolini usati nuove armi contro super-batteri

03 aprile 2014 | 11.43
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Ricerca, da pannolini usati nuove armi contro super-batteri

(Adnkronos Salute) - Nella lotta ai super-batteri resistenti ai farmaci, un aiuto potrebbe arrivare da un'insolita fonte: i pannolini usati, che già molti neogenitori considerano alla stregue di 'armi chimiche'. Un team di genetisti e medici dell'Università di Cambridge, lavorando insieme a colleghi del Cavendish Laboratory, ha scoperto infatti che i batteri, in condizioni di stress, si mettono in modalità 'austerity', riducendo i consumi. E l'innesco di questo comportamento 'salvavita' sta proprio nell'indolo, la sostanza chimica che causa il caratteristico cattivo odore dei pannolini per bambini. Si tratta, infatti, di una molecola chiave per la sopravvivenza dei batteri. Gli scienziati sanno da molti anni che i batteri utilizzano basse concentrazioni di indolo per comunicare tra loro. Questo studio, pubblicato su 'Plos One', dimostra per la prima volta che i microrganismi si servono di questa sostanza chimica in un modo completamente diverso: producono picchi transitori di indolo che si accumulano all'interno di una cellula batterica per farla entrare in 'modalità austerità'. "Concentrazioni più elevate di questa sostanza - spiega Hannah Gaimster, autrice dello studio - bloccano la divisione della cellula o ne arrestano completamente la crescita". I ricercatori hanno dimostrato la loro teoria realizzando un ceppo mutante di E. coli (privo di indolo) e confrontandone il comportamento con il normale batterio. Dopo 10 giorni senza nutrimento, le due popolazioni si sono comportate in modo diverso: il ceppo mutato si è dimostrato molto meno in grado di sopravvivere, proprio perché non poteva adattarsi alle nuove condizioni. "I nostri risultati hanno molte applicazioni perché l'indolo gioca un ruolo molto importante nel modo in cui i batteri rispondono allo stress, incluso quello indotto dagli antibiotici. Se possiamo capire come usano i sistemi di segnalazione per difendersi dai nostri farmaci", spiega la studiosa, potremo "aggirare le loro difese".

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