Italiani e cellulari, un vero amore: nel nostro Paese si acquistano 35 milioni di dispositivi mobili l'anno (a livello mondiale, nel 2013, sono stati venduti 1,8 miliardi di telefoni cellulari, secondo i dati Gartner), più di uno ogni due abitanti. E come ogni storia d'amore che si rispetti, il distacco è difficile: la più grande quantità di cellulari, almeno 120 milioni di apparecchi, si trova infatti nelle nostre case, stipata nei cassetti, negli armadi e nelle cantine. Questione affettiva o paura di perdere dati personali, fatto sta che gli italiani tendono a non buttare via il cellulare vecchio o non più funzionante, sprecando un'opportunità di valorizzazione di quello che condanniamo così a trasformarsi in rifiuto.
"Conservare gli apparecchi che non usiamo più è sbagliato, perchè sprechiamo una doppia opportunità - spiega all'Adnkronos Danilo Bonato, direttore generale di Remedia - la prima è che i cellulari usati ma ancora funzionanti possono essere rigenerati da società che li acquistano per immetterli poi nei mercati emergenti; la seconda è quella del riciclo e del recupero delle materie prime che li compongono, nel caso di apparecchi vecchi".
Secondo uno studio E-waste Lab di Remedia in collaborazione con il Politecnico di Milano, un cellulare contiene 9 grammi di rame, 11 grammi di ferro, 250 mg di argento, 24 mg di oro, 9 mg di palladio, 65 gr di plastica, 1 gr di terre rare (Praseodimio, Neodimio, Cerio, Lantanio, Samario, Terbio, Disprosio) e altri elementi preziosi contenuti in piccolissime quantità, come cadmio, cobalto, rutenio (i cosiddetti metalli preziosi). Infine la batteria a ioni di litio che racchiude circa 3,5 g cobalto, 1,0 g terre rare (Nd, Eu, Ce e Tb).(segue)