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Riforme, Grasso: "Si vota il 13 ottobre, non sono boia della Costituzione"

24 settembre 2015 | 14.59
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Piero Grasso
Piero Grasso

Il voto finale dell'aula sul ddl riforme si terrà martedì 13 ottobre. Lo ha detto il presidente del Senato Pietro Grasso all'assemblea, comunicando il calendario deciso a maggioranza dalla conferenza dei capigruppo. Il calendario deve essere quindi votato dall'aula. Martedì prossimo ci sarà l'illustrizione degli emendamenti e poi da mercoledì si inizierà a votare. E' quanto stabilito dalla conferenza dei capigruppo al Senato sul ddl Boschi. Come preannunciato da Lucio Barani di Ala, il voto finale del provvedimento è stato fissato per il 13 ottobre, data che però ha visto di nuovo una contrapposizione tra Pd e Grasso.

La maggioranza chiedeva che si stabilisse il voto finale sulle riforme per l'8 ottobre. Grasso invece ha proposto il 15 con la motivazione, viene riferito da ambienti parlamentari, di concedere più tempo alle opposizioni. Alla fine si è definita la data del 13 ottobre per il voto finale ma il Pd non è affatto soddisfatto. Per tre ordini di motivi, viene spiegato. Il primo è che chiudendo il 13 ottobre si mette a rischio il via libera al ddl Boschi. E non solo. Diventa anche molto difficile riuscire a portare in aula le unioni civili. Matteo Renzi ha ricordato anche alla Direzione del Pd di lunedì che l'intenzione del governo era quella di portare a casa il provvedimento prima della sessione di bilancio. Al massimo, forse, si riuscirà a incardinarlo.

A dare fuoco alle polveri, il presidente M5S Gianluca Castaldi, fresco appunto di conferenza dei capigruppo, che dà atto al presidente Pietro Grasso di aver avuto "saggezza" nella gestione di una fase complicata, anche se il voto contrario al calendario resta. E aggiunge la frase "lei non vuole essere il boia della Costituzione". Espressione che in effetti il presidente ha usato nel corso della conferenza dei capigruppo, laddove una parte della maggioranza insisteva per ottenere il voto finale l'8 ottobre. Un calendario del genere però, avrebbe comportato automaticamente da parte di Grasso il ricorso alla 'ghigliottina' per falciare i milioni di emendamenti presentati. In realtà, con la decisione di fissare la votazione finale per il 13 ottobre, alla fine si lascia più spazio alla trattativa e ai contatti tra le forze politiche.

Intanto Roberto Calderoli conferma di aver ritirato "circa 10 milioni di emendamenti: ne sono rimasti 19 all'articolo 1 e sei all'articolo 2 per un totale di 25". E spiega: "Abbiamo evitato il golpe di Renzi". Il senatore precisa anche di averne depositato un certo numero "cartacei".

Poco prima la senatrice Anna Finocchiaro aveva detto che "milioni di emendamenti sono ostacolo a discussione seria. Io penso che gli 85 milioni di emendamenti presentati dal senatore Calderoli siano il vero ostacolo alla possibilità di discutere e valutare le questioni e le ragioni che la Lega pone come importanti. Io credo che gli emendamenti veri della Lega siano pochi. Forse una decina. Discutiamo di quelli, Calderoli ritiri gli emendamenti e non ostacoli la riforma".

Anche Sel ha annunciato il ritiro degli oltre 60mila emendamenti presentati. "Restano solo quelli di merito che avevamo già presentati in commissione. Sono circa un migliaio", spiega De Petris al termine della capigruppo.

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