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Sakharov, nel 1989 visita l'Adnkronos: "Libertà da conquistare e da difendere"

16 maggio 2021 | 11.52
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Cento anni fa nasceva il fisico padre della bomba termonucleare sovietica: la sua giornata a Roma, il Psi, la redazione dell'agenzia di stampa e via Veneto

Andrei Sakharov e sua moglie con l'editore di Adnkronos Giuseppe Marra in occasione della visita presso la redazione  (1989)
Andrei Sakharov e sua moglie con l'editore di Adnkronos Giuseppe Marra in occasione della visita presso la redazione (1989)

Andrei Sakharov vuole "conoscere di persona gli interlocutori dei giorni di Gorki", i giornalisti che hanno costituito per lui all'epoca un tenue filo con il mondo esterno. Per questo, nel suo viaggio in Italia del febbraio 1989, visita la redazione dell'agenzia di stampa, allora in via di Ripetta, accolto dal direttore Giuseppe Marra.

Insieme alla moglie Elena Bonner e all'amica Irina Alberti, direttrice della rivista basata a Parigi "La Pensée russe", già assistente di Aleksandr Solzhenitsyn, Sakharov parla del suo esilio e della libertà. E ricorda il suo viaggio in treno da Gorki a Mosca.

Nel 1984, durante anni l'esilio di Sakharov, l'Adnkronos aveva organizzato una conferenza stampa a Roma della figlia del premio Nobel Tatiana, canale di comunicazione fra il padre isolato e il mondo. "In quel percorso, che dal confino mi portava a casa, nasceva in me il sentimento bellissimo della libertà. Nello stesso tempo sentivo crescere anche il senso di una nuova responsabilità, perché la libertà è difficile, non solo da conquistare, ma anche da difendere e da mantenere. La libertà non va mai separata dalle responsabilità che deve accompagnare chiunque aspiri alla possibilità di esprimersi e muoversi liberamente".

La nuova libertà che stava assaporando allora, gli ricordava - disse- un racconto dalla moglie "quando alla fine della guerra lei era medico militare e si ritrovò in borghese, seduta sul sacco con i suoi effetti personali alla stazione, e si chiedeva: adesso che cosa faccio? Per quattro anni era stata in guerra, ricevendo soltanto ordini, senza essere mai libera di prendere decisioni da sola. Improvvisamente si era trovata a dover decidere tutto lei. Ecco, io su quel treno mi sono sentito, esattamente nello stesso modo".

In quel momento, "c'è stato qualcosa di molto simile a quello che aveva provato Elena nel 1945. Dovevo decidere io a cosa partecipare e a cosa no. Avevo davanti a me tutta una serie di problemi e anche la paura di commettere errori, errori inevitabili, che fanno parte proprio della libertà di scelta. Mettendo piede alla stazione di Mosca mi sono reso conto di tutto questo".

Bonner era stata ricevuta dal Papa nel 1986. Disse in quell'occasione a Giovanni Paolo II: "'Sono qui da sola, ma il mio sogno, quello vero che mi porto dentro, è che un giorno possa esserci qui anche Andrei a parlare con lei". "Ieri il sogno si è avverato": il 6 febbraio infatti Andrei Sakharov e Elena Bonner ebbero un colloquio di un'ora e venti minuti, in russo, con il Pontefice, un incontro che Giovanni Paolo Secondo definì "storico".

Il giorno dopo i due leader di una opposizione nascente in Unione sovietica incontrarono l'allora segretario del Psi, Bettino Craxi, e la responsabile esteri del partito, Margherita Boniver, nella sede di via del Corso, prima di attraversare la strada e arrivare all'agenzia di stampa. Al termine della giornata, i Sakharov avevano espresso un desiderio: una passeggiata, da soli, in via Veneto.

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