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Saman Abbas, in aula la sua voce in chat a educatrice: "Ti dirò verità"

31 marzo 2023 | 19.10
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"Lei era dipendente da lui, che su di lei aveva un forte ascendente"

(Fotogramma)
(Fotogramma)

"Tra pochi giorni io prendo i miei documenti perché adesso ho chiesto a mio papà che voglio comprare un cellulare perché adesso sto usando il cellulare di mia mamma e quindi... e dopo prendo Sim... dopo io ti dico tutto...sì, mi ha detto...uhm cioè una persona che io ho a casa ti dico tutto". Nell'aula della Corte di Assise di Reggio Emilia dove è ancora in corso l'udienza del processo per l'omicidio di Saman Abbas, la voce sussurrata della ragazza risuona dagli altoparlanti. È uno dei suoi ultimi messaggi vocali inviati su Instagram all'educatrice F.A. sentita con alcune colleghe e assistenti sociali come testimone. La 18enne pakistana risponde al messaggio della donna che le ricorda come mai le avesse espresso la volontà di rientrare a casa e che pensava si trovasse con Saqib.

"Ti giuro che non capisco perché sei andata via - la incalza l’educatrice nella stessa chat - Se fossi andata da lui avrei capito, ma dai tuoi genitori no. E Saqib mi cerca sempre e mi chiede di te". A quel punto la ragazza le dice in un altro vocale: "Ti voglio dire tutto… però adesso no… però ti dico tutto". A quel punto la donna scrive: "Ho sempre pensato che lui mentisse". Versione confermata dall’educatrice che in aula ha ripetuto che non si fidava del giovane. Saman scrive poi: “Mio telefono ce l’ha lui”, “Saqib” Chiede la donna, “Si”, risponde la ragazza, aggiungendo: “Giuro, non è colpa mia”. Il 29 aprile 2021, un giorno prima che la 18enne scomparisse, scrive su Instagram all’educatrice che quel giorno l’avrebbe chiamata “per dirle tutto”. L’indomani però è la donna a scrivere a Saman, chiedendole se stesse bene. La ragazza scrive di avere la febbre, che non mangiava da 4 giorni perché era arrabbiata con la sua famiglia.

L’educatrice che poi in aula ha letto i messaggi inviati quello stesso giorno, il 30 aprile, chiede a Saman se Saqib non leggesse i suoi messaggi su Instagram. La ragazza risponde: “Non lo so, lui ha spento il mio cellulare, forse lo ha buttato”. Ed è allora che l’educatrice le suggerisce di cambiare la password del social: “Io di lui non mi fido, Sammy - scrive - mi dispiace. Sai che ci tengo tanto a te e lui mi ha presa in giro (riferendosi al fatto che le aveva detto di non sapere dove fosse, come spiegato poi dalla stessa in aula, ndr). Io ero preoccupata per te e lui sapeva dove eri”. Saman risponde “Ti voglio dire tutta la verità, ma non so come, perchè mia mamma e mio fratello sono sempre in camera mia”. L’educatrice la tranquillizza, ma al messaggio del giorno seguente, il primo maggio, non avrebbe mai avuto risposta.

LA CHAT TRA L'EDUCATRICE E IL FIDANZATO - Le conversazioni in chat tra l'educatrice F.A. e Saqib Ayub sono state mostrate sugli schermi dell'aula della Corte di Assise del tribunale di Reggio Emilia, dove è ancora in corso l'udienza del processo per l'omicidio di Saman Abbas. "Il 12 aprile sono stata contattata per messaggio da Saqib che mi chiedeva dove fosse Saman perché non gli rispondeva al telefono - spiega l'educatrice sentita come testimone -. Io non sapendo che fosse fuggita gli ho detto che era in comunità, che magari non sempre aveva con sé il telefono e sicuramente appena possibile gli avrebbe risposto. Solo dopo ho saputo che era scomparsa. Il giorno dopo, quindi, gli ho scritto che se Saman fosse stata con lui avrebbe potuto dirmelo, almeno mi sarei tranquillizzata".

"Se stai facendo finta di non sapere nulla - si legge in un messaggio del 13 aprile inviato dalla donna al fidanzato della vittima - ti prego smettila perché Saman per me è come una figlia e sono molto preoccupata". Il ragazzo risponde in inglese e giura di non sapere dove fosse la ragazza. L'educatrice, che al termine della sua deposizione, si è commossa, ha detto in aula: "Non mi fidavo di Saqib perché trovavo scorretto che lui, sapendo che Saman si trovasse in una condizione delicata, la costringesse a fuggire - ha detto -. Lei era dipendente da lui, che su di lei aveva un forte ascendente".

IL RACCONTO DI SAMAN - "Saman mi ha raccontato che il papà beveva vino ed era violento, che anche nell’occasione del suo ritorno dal Belgio le aveva lanciato contro un coltello che aveva poi ferito il fratello” dice l'educatrice. "Mi aveva detto poi che il padre era potente nel suo Paese, ricco, e che al contrario Saqib veniva da una famiglia povera, motivo per il quale un matrimonio tra i due sarebbe stato in possibile. Che il cugino non le piaceva e che si era allontanata perché i genitori la costringevano a sposarlo".

(dall'inviata Silvia Mancinelli)

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