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Roma: Natale da disoccupati per gli urtisti, giovedì incontreremo Gabrielli

15 dicembre 2015 | 12.48
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Urtisti in Campidoglio contro Marino (Adnkronos)
Urtisti in Campidoglio contro Marino (Adnkronos)

Sarà un ''Natale da disoccupati'' quello degli urtisti, gli storici venditori ambulanti di souvenir, che, complice anche il Giubileo, dopo una difficile trattativa cominciata già con l'ex sindaco Ignazio Marino, sono stati 'sfrattati' dalle principali piazze monumentali della Capitale. "Siamo costretti a lavorare solo dieci giorni al mese - spiega Vittorio Moscato, urtista da 26 anni - , facendo i turni nelle nove soste che ci sono rimaste a disposizione, ora che ci sono state tolte anche le ultime quattro, quelle di piazza San Pietro''.

Le licenze agli urtisti vennero date con una bolla papale: la religione ebraica vietava la vendita di oggetti religiosi e così lo Stato Pontificio diede agli ebrei le licenze per vendere rosari ai pellegrini. La tradizione è andata avanti fino alle leggi razziali del '38, poi le licenze sono state istituzionalizzate di nuovo nel 1948 e da allora, salvo una breve sospensione negli anni '80, sono andate avanti.

Con le nuove regole sono sessantatré le famiglie sul lastrico. ''Siamo disperati - sottolinea Moscato - C'hanno tolto tutto: piazza Venezia, le soste sopra il Campidoglio, piazza di Spagna, i Fori imperiali e San Pietro, insomma non ci fanno lavorare. Molti di noi ormai stanno a casa".

"Giovedì pomeriggio alle 9 a palazzo Valentini incontreremo il Prefetto di Roma Franco Gabrielli e speriamo che la situazione si risolva - aggiunge-anche perché lui stesso ha detto che la situazione non può continuare così. Saremo tutti lì, l'intera categoria, ad aspettare la fine dell'incontro''.

"Speriamo che ci ridiano almeno le quattro soste in entrata e in uscita di fronte al Colosseo Noi non ci arrenderemo mai, abbiamo diritto a lavorare", dice Moscato.

"Paghiamo le tasse e non è tollerabile che gli abusivi lavorino e noi no - è l'accorato appello di Moscato - Se le nostre richieste non dovessero essere accolte -conclude- protesteremo a oltranza finché non riconosceranno i nostri diritti''.

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